Cultura e Spettacoli

Che spasso la Roma di Abbate, che noia la Boldrini

Solito dibattito sul "sessismo linguistico". Ancora chicche dai piccoli editori

Laura Boldrini e Concita De Gregorio
Laura Boldrini e Concita De Gregorio

nostro inviato a Torino

Secondo giorno al Salone del libro delle «Meraviglie», d'Italia e non solo. Giovedì ospite d'onore il presidente Mattarella, ieri Laura Boldrini, presidente(ssa) della Camera.

SESSISMI ANTIBERLUSCONIANI Il presidente Boldrini, con la signora Concita De Gregorio, in una Sala Gialla sold out, ha presentato il suo libro Lo sguardo lontano (Einaudi) sulla «buona politica». Ha parlato di lavoro, trasparenza, Internet, del suo choc quando il gruppo di Vendola candidò il proprio presidente della Camera, e tutti si girarono a guardare verso di lei, e si girò anche lei, che non capiva, pensando che ci fosse qualcun altro alle sue spalle. E ha parlato, soprattutto, ancora, per un quarto d'ora, concitata insieme a Concita, della linguistica sessista: perché – chiede - lei deve chiamare un uomo (che è un maschio) «deputato», mentre l'uomo chiama lei (che è donna) «presidente»? E perché – si è chiesta Concita – in tv mi chiamano Concita o «signora», mentre i giornalisti maschi li chiamano col cognome o «dottore»? «La disinformazione inizia manipolando le parole, quando continuando a ripetere una falsità si finisce col crederla vera. E in questo il Ventennio berlusconiano ci ha insegnato molto», ha spiegato Concita. Qualcuno ha applaudito. Comunque, è stato l'incontro più noioso.

DUE ROMANI A TORINO L'incontro più divertente invece è stato quello di Fulvio Abbate che ha presentato il suo Roma vista controvento (Bompiani) assieme a un Enrico Vanzina in top form. Abbate ha parlato di Gassman, di Moana Pozzi che gli regalò una sagoma a grandezza naturale cui lui tagliò la coda da sirena, di Carlo Verdone che incontra la mattina a un bar di Monteverde Vecchio e gli parla sempre di malattie e metastasi, e di Claudio Villa di cui si dice fosse superdotato. Vanzina invece ha detto che è riuscito a fare un brutto film su Roma persino Woody Allen, che La grande bellezza e un film sensazionale nel senso visivo ma di Roma non racconta niente, e che La dolce vita è il film più bello mai fatto su Roma, ma perché lo scrissero due non romani, Flaiano e Fellini.

QUATTRO ITALIANI IN GERMANIA La Germania è ospite d'onore del Salone, che invade con 25 autori e 43 case editrici. Allo stand tedesco spicca la vetrinetta di Wagenbach, l'editore più importante per la traduzione dei libri italiani in Germania: esposto, dopo le Vite del Vasari e il solito Pasolini, il meglio della letteratura italiana contemporanea: Benni, Camilleri, Tiziano Scarpa, Michela Murgia. Si capisce come la battaglia culturale coi tedeschi sia persa in partenza.

CINQUE LIBRI IMPERDIBILI La battaglia dei piccoli editori contro i grandi, invece, riserva vittorie inaspettate. Dopo il veloce giro di ieri, ecco il veloce giro di oggi. Nascosti dai grandi marchi, tra gli stand abbiamo trovato notevoli novità: la micidiale edizione de Il discorso amoroso di Roland Barthes con i Frammenti inediti in Italia (Mimesis); lo chicchissimo Chateaubriand di Charles Augustin de Sainte-Beuve (Aragno); la raccolta di scritti (semiperduti) su cultura&luoghi comuni di Edmondo Berselli (Vita e pensiero); la riedizione dei Racconti fantastici di Liao di Pu Songling, che è il Cunto de' li cunti cinese del '700 (La Vita Felice); e il libro-omaggio di Fazi che per festeggiare i 20 anni di attività raccoglie gli incipit più belli dei libri pubblicati. Fra i quali uno di Elido Fazi.

MAMME, AMICHE, D'AMICO Allo spazio Corraini, sopra il Lingotto, Ilaria D'Amico e Teresa Ciabatti presentano il libro dell'amica Ilaria Bernardini L'inizio di tutte le cose (Indiana): racconti di donne, mamme e sesso. Le tre scrittrici più affascinanti -categoria intelletualMilf - del Salone.

Imperdibile.

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