Ciak, si gira! Ma occhio al manifesto

Nel centenario della nascita di Mimmo Rotella, una mostra celebra il “cinema di carta”

Ciak, si gira! Ma occhio al manifesto

Rendere “manifesto” un sentimento. Nel doppio senso lessicale del termine: “manifesto” come aggettivo (evidente, indiscutibile, inequivocabile); e “manifesto” come sostantivo (cartellone o locandina). E quale occasione migliore per “manifestare” (si’, per questa “cinematografica” parola e’ prevista anche la forma verbale) se non quella di esporre anche le opere di Mimmo Rotella? Un gigante dell’arte pop di cui quest’anno ricorrono i 100 dalla nascita. Un secolo di “strappi” sociali, culturali, ideologici che Rotella ha sublimato strappando pezzi di manifesti come fossero frammenti di anima. Anche per questo il 2018 sarà l’anno delle celebrazioni rotelliane che accosteranno il maestro di Catanzaro a tanti altri grandi internazionali (ed interepocali) del decollages, a dimostrazione che nella storia dell’arte nulla si crea (e, forse, molto si distrugge) se non si è abili a “rubare” il meglio dagli altri. Lo sosteneva Picasso, che non è proprio l’ultimo arrivato. E che pure non si vergognava di ammette di “copiare”, se questo poteva servire per creare un capolavoro originale. Chi ha “copiato” chi, ad esempio tra Rotella e Jacques Villegle? E se entrambi avessero copiato da Georges Braque? La catena potrebbe potrebbe prolungarsi all’infinito. Quindi meglio non farsi troppe domande (o quantomeno non farsi sommergersi da esse) e godersi l’emozionante mostra curata a Potenza da due giovani ed entusiasti critici d’arte, Fiorella Fiore e Sergio Buoncristiano. Il titolo è “Cinema che Arte! Dai maestri del manifesto a Mimmo Rotella” al Museo Archeologico Provinciale di Potenza fino al 26 maggio. Un excursus sentimental-cartaceo organizzato dalla Rebis Arte e realizzato con il supporto della Lucana Film Commission, il patrocinio della Provincia di Potenza ed in collaborazione con la Cineteca Lucana di Oppido Lucano (PZ), la Galleria Opera Arte e Arti di Matera e il Museo Cinema a pennello di Montecosaro (MC).

La rassegna - spiegano gli organizzatori - vuole illustrare le relazioni proficue e articolate tra cinema e pittura. Le opere esposte nelle tre sezioni della rassegna sono oltre novanta di cui quaranta tra dipinti, décollages, e tecniche miste, e circa 50 tra manifesti e locandine d’epoca. La prima sezione si apre con una serie di manifesti originali dell’epoca del muto, come la Salomè di Cândido Aragonez de Faria del 1910, per poi sviluppare la relazione tra lavoro preparatorio e locandina stampata con un’ampia selezione di bozzetti originali realizzati da grandi maestri del “cinema disegnato” quali Anselmo Ballester, Ercole Brini, Silvano (Nano) Campeggi, Renato Casaro, Umberto Golino, Ermanno Iaia, Otello Mauro Innocenti (Maro), i fratelli Giuliano e Lorenzo Nistri, Arnaldo Putzu, Alessandro Simeoni; in mostra si possono ammirare, solo per citarne alcuni, i bozzetti di film celeberrimi quali Il Gattopardo, Colazione da Tiffany, Ombre rosse, Quarto potere, Il Padrino, Ben-Hur. “Queste opere - spiegano i curatori nel catalogo (Zaccaria Editore) della mostra - hanno ispirato la poetica di molti artisti della seconda metà del XX secolo e contemporanei, protagonisti della seconda sezione della mostra, che contiene quattro décollages di Mimmo Rotella e numerosi lavori di artisti contemporanei di caratura internazionale quali l’ungherese Màrta Czene, l’argentino Alejandro Pereyra e l’italiano Andrea Gualandri”. L’ultima sezione della mostra, infine, è dedicata alla Basilicata, attraverso l’esposizione di molte delle locandine degli oltre 50 film girati nella regione.

Locandine che però sul catalogo della rassegna sono pubblicate prive di didascalie sui luoghi lucani in cui le pellicole sono state girate: a tal proposito informazioni tecniche supplementari, unite ad eventuali aneddoti e curiosità, avrebbero reso l’esposizione più interessante. Ma e’ solo un peccato veniale. Tutt’altro che “manifesto”...

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