Avanti, si torna. Indietro. Riparte l'anno, ripartono i festival culturali, riparte Mantova. E ripartono i weekendisti del turismo senti-e-fuggi, i «resistenti alla non cultura», come li chiamano i magazine italiani, che sembrano averli scoperti ora, i festival e il pubblico, mentre Will Self, che infatti è inglese, li chiama «raduni di Norimberga per la borghesia». E cosa ritroverà l'élite dei «resistenti alla non cultura», cittadini quindi di un Paese in cui l'ignoranza è di massa, al Festivaletteratura di Mantova 2013, edizione numero 17?
Se la cultura è prima di tutto originalità, qualcosa di profondamente diverso rispetto alle altre 16 edizioni. E infatti, prima di tutto, l'inesausto «resistente alla non cultura», partigiano della libertà intellettuale contro il fascismo strisciante del berlusconismo telecommerciale, ritroverà, oggi pomeriggio ad apertura di festival, un'inedita lezione di Roberto Saviano su «La forza delle parole», ossia il potere insidioso dell'informazione e il pericolo dei mass media nelle mani dei politici, magari di uno in particolare. Poi, senza neppure bisogno di aprire il programma, dopo 16 edizioni... il «residente alla non cultura», mentre tutti gli altri sono a casa ad abbruttirsi davanti a Striscia la Notizia, potrà reincontrare - a caso - Carlo Freccero che parla di come la televisione «di massa» orienta i consumi, il mercato, i gusti e il voto politico, da Drive In a Enrico Mentana (mercoledì sera); Tomaso Montanari e Salvatore Settis che dissertano sulla intoccabilità della Costituzione e su come bisogna tenere i privati il più lontano possibile dai beni culturali, che possono andare anche in rovina ma almeno restano patrimonio di tutti (giovedì pomeriggio); Michela Murgia che, denunciando la violenza sulle donne, dà lezioni di giornalismo su come i media devono dare le notizia (giovedì sera); riletture sparse e resistenti dell'opera di Primo Levi e Beppe Fenoglio (venerdì e sabato); Beppe Severgnini che dà ottimistici consigli su come questo straordinario Paese che tutti ci invidiano, nonostante Berlusconi, può farcela a uscire dalla crisi, «Se l'Italia più giovane non si rassegna» (sabato pomeriggio); l'ateo scientifico Piergiorgio Odifreddi che ci rispiega sorridendo come la fede religiosa, cristiana in particolare, sia il rifugio degli imbecilli (sabato sera, sul presto), e Enzo Bianchi che ci dice che però c'è cattolicesimo e cattolicesimo, e quello «comunista e comunitario» comunque è meglio (sabato sera, sul tardi).
E poi, per chiudere, domenica se avete voglia di farvi una risata ci sono Lella Costa e Neri Marcorè (incredibilmente quest'anno senza Corrado Augias - ?!?), e se avete voglia di farvene due c'è Massimo Cacciari, sul tema: «Apocalittica e politica», ovvero «Paura della fine o fine della paura?». Noi intanto abbiamo paura che l'anno prossimo si ricominci.
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