Non hanno più l'età per fare figli in carne e ossa, cioè pargoli ancora analfabeti. Così hanno deciso di «adottare» l'intera enciclopedia della letteratura mondiale, mettendo insieme la famiglia di lui e quella di lei. Il papà di questa colossale operazione editoriale si chiama Andrew Wylie e ha 67 anni. La mamma è Carmen Barcells, e di anni ne ha 84. Lui è statunitense, lei è spagnola. Lui vanta (si fa per dire...) soprannomi inquietanti tipo «lo Squalo», «lo Sciacallo», «la Lucertola». Lei, invece, è la «Mamá grande», come la chiamava Gabriel García Márquez buonanima.
Di lavoro fanno (benissimo e da decenni) gli agenti letterari. Mestiere difficile e impegnativo, ma anche molto remunerativo. Vanno cioè a caccia di autori per porli sotto le loro ali protettive. Se si occupassero di calcio, sarebbero scopritori di talenti e, insieme, procuratori. Figure molto più importanti (e ricche) dei vari presidenti-editori.
La neonata super-agenzia Balcells&Wylie sta mettendo a rumore il mondo dei libri. Lei porta in dote, tanto per dire e per fare i nomi più importanti, Pablo Neruda, Gabriel García Márquez, Mario Vargas Llosa, Julio Cortázar, Miguel Delibes, Alvaro Mutis, Camilo José Cela, Vicente Aleixandre, Gonzalo Torrente Ballester, Manuel Vázquez Montalbán, Jose Luis Sampedro, Terenci Moix, Juan Carlos Onetti, Jaime Gil de Biedma, Carlos Barral, Josep Maria Castellet, Juan Goytisolo, Alfredo Bryce Echenique, Juan Marsé, Eduardo Mendoza, Isabel Allende, Rosa Montero, Gustavo Martin Garzo. E ora prendete fiato perché lui ha le mani, oltre che su molti italiani come Alessandro Baricco e Roberto Saviani, su Martin Amis, Christine Angot, Dave Eggers, Al Gore, Milan Kundera, Jonah Lehrer, Elmore Leonard, Siddhartha Mukherjee, Rodrigo Rey Rosa, Philip Roth, Salman Rushdie, Andrew Sullivan, Alec Wilkinson, Mo Yan, Saul Bellow, Jorge Luis Borges, Paul Bowles, Norman Mailer, William Maxwell, Vladimir Nabokov, John Updike, Evelyn Waugh, Roberto Bolaño.
Il loro obbiettivo dichiarato è «dare più forza ai nostri clienti». Di fatto, pare quasi matematicamente impossibile che non riescano nell'impresa. Lo si capisce anche dalla reazione alla «bomba» di un loro valente collega italiano, Roberto Santachiara. Il quale, parlando con Affaritaliani.it prima la prende un po' alla larga, affermando che «non è niente se si pensa alla fusione fra Penguin e Random House». E poi aggiunge, usando la parola magica: «A monopoli editoriali si può solo rispondere con altri monopoli». Ecco, la parola chiave è «monopolio». Proprio ieri, su queste pagine, parlavamo della battaglia in atto fra Amazon e Hachette, cioè la più grande libreria del web e lo storico marchio francese, in merito sia agli accordi economici, sia alla filosofia di lavoro. Ma in quel caso il monopolio è trasversale. Qui, invece, è sviluppato da due soggetti che si muovono sullo stesso piano. Santachiara prende atto della novità, ma afferma che a matrimoni simili, in Italia, non desidera convolare. «Non ci penso proprio... È complicato discutere con gli editori. Figurarsi se dovessi farlo con un altro socio. Non voglio passare le mie giornate tra una riunione e l'altra».
L'annuncio ufficiale delle nozze dorate fra i due monarchi dell'editoria è stato decisamente minimalista, una breve e-mail inviata agli scrittori rispettivamente rappresentati e fatta circolare sui media spagnoli. I due piccioncini hanno affermato: «Ci ammiriamo a vicenda da anni e siamo adesso in grado di lavorare fianco a fianco. Il nostro obiettivo è rappresentare i nostri clienti con maggiore forza, prospettive e durevolezza, e siamo eccitati di fronte alle opportunità che ci si presentano e per le quali ci impegneremo con tutti noi stessi». Nessun confetto da distribuire, nessun invitato alla cerimonia. E la concorrenza rosica.
Visto si stampi, allora. Nonostante quella parola magica...
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