Il coro razzista contro Napoli finisce su Spotify: è polemica

Il coro da stadio è finito sulla piattaforma. Lo sconcerto del sindaco di Napoli che si è rivolto direttamente a Spotify chiedendo la rimozione della canzone

Il coro razzista contro Napoli finisce su Spotify: è polemica

Un coro da stadio che diventa una hit. Sarebbe da premiare l’inventiva di quei tifosi che hanno lanciato in rete un brano che nelle ultime ore sta avendo un grande successo. Sarebbe. In realtà, invece, quella creazione, se così la si può definire, è totalmente da condannare in quanto ha versi decisamente oltraggiosi per la città di Napoli. Nel testo, infatti, si inneggia alla distruzione del capoluogo campano attraverso l’azione del Vesuvio. Non serve fantasia per collegare l’annientamento di Napoli da parte delle forze della natura. Il titolo della canzone è decisamente evocativo: "Vesuvio Erutta (tutta Napoli è distrutta)". Il pezzo è sbarcato su Spotify, la piattaforma di streaming che riproduce milioni di brani, caricata da un certo "Ultras United".

Per essere precisi: le parole sono nuove e adattate all’occasione ma il sottofondo musicale no, in quanto riprende il famoso brano "Freed from Desire" di Gala, un vecchio successo dance del 1997. La canzone è divenuta un tormentone. In breve tempo ha raggiunto 10mila ascolti. C’è poco da festeggiare visto che l'unico obiettivo è offensivo nei confronti dei napoletani. Di goliardia non si può parlare.

Le reazioni sdegnate

Ma c’è chi ha reagito: migliaia persone sul web hanno segnalato il profilo dell'artista "Ultras United" e chiesto a Spotify di rimuovere il brano. Canzone rimossa. Ma ormai era divenuta popolare. Del resto ai tempi di internet tutto corre veloce. E così, come un virus che una volta nell’organismo si moltiplica, ecco la triste sorpresa: basta fare un giro su Youtube per vedere che ci sono altri video, con immagini registrate sugli spalti, in cui si vedono tifosi cantare la sconcertante canzone.

Su di essa aleggia un mistero: la data di pubblicazione. Si legge 2020 eppure il coro è comparso negli stadi italiani già durante alcune partite dello scorso campionato. Per di più vi è un altro fattore che sconcerta. La canzone è divenuta così di moda che non è necessaria la presenza degli azzurri in campo per farla cantare ai tifosi sugli spalti. Basti pensare che è stata intonata sabato a San Siro durante il derby tra Inter e Milan. Il canto sta divenendo una sorta di sottofondo, macabro e vergognoso, delle partite.

Sulla questione è intervenuto anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che con un post pubblicato su Facebook, aveva chiesto a Spotiify la rimozione del brano. "È indice - ha sottolineato il primo cittadino- di un pregiudizio inaccettabile ed una forma di razzismo verso Napoli che è la capitale del Mezzogiorno. Basta con questa visione becera e ignorante, dobbiamo difenderci tutti insieme. Da Spotify un enorme scivolone, deve rimuovere immediatamente la traccia".

"Non è cos 'e nient. È come se fosse diventata una parola d'ordine negli stadi di mezz' Italia. Anche quando la squadra avversaria non è il Napoli partono i cori razzisti contro i napoletani. Non è goliardia, non sono sfottò. È il sintomo di una malattia che c'è nel Paese e la politica, una certa politica, invece di prenderne le distanze, la cavalca", hanno affermato in una nota congiunta il senatore Sandro Ruotolo e lo scrittore Maurizio De Giovanni all'indomani del coro sentito sabato scorso durante il derby di Milano. "Non sono sufficienti le multe per discriminazione territoriale- hanno continuato-. Non sono solo tifosi isolati che quando vengono identificati vanno cacciati a vita dagli stadi. Dobbiamo chiedere alle società di realizzare una campagna di prevenzione.

Ma se i cori si dovessero ripetere bisognerà procedere anche alla penalizzazione in classifica". Ruotolo e De Giovanni ha concluso evidenziando che "a furia di dire è cos 'e nient rischiamo di diventare niente".

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