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Da Leonardo all'iPhone: cos'è la scienza senza l'arte?

La scienza è una disciplina rigorosa, oggettiva, basata su fatti, osservazioni ed una solida struttura matematica. L'arte invece è una disciplina espressiva, spesso soggetiva, dove la mente umana può esplorare le sue profondità. Scienza ed arte sono quindi poli opposti? Oppure due parti che compongono l'essere "umano"?

Da Leonardo all'iPhone: cos'è la scienza senza l'arte?

Scienza e arte vengono spesso considerate opposte. Dobbiamo infatti spesso scegliere tra una verità scientifica o un pensiero umanistico. Fin dal liceo ci si comincia ad identificare con l’una o con l’altra disciplina. “Io faccio il classico”, “io faccio il scientifico”, “io faccio l’artistico”, sono le autodefinizioni che si danno i ragazzi da ormai generazioni. Certo, non è una caratteristica strettamente italiana. Anche altri percorsi accademici permettono agli alunni di scegliere le materie principali, studiandole ad alto livello, e quelle secondarie, studiandole ad un livello base. Bè, in effetti per prepararsi ad una carriera è sempre meglio iniziare a specializzarsi il prima possibile. All’università questo viene enfatizzato ancora di più. Chi studia ingegneria, o elettronica, tenderà a seguire corsi strettamente scientifici. C’è chi pensa che questo sia però la rotta sbagliata, destinata a limitare l'innovazione, la creatività e la simbiosi tra l’uomo e la tecnologia.

Nell’ambito internazionale, le materie scientifiche vengono abbreviate con l’acronimo “Stem”: science (scienze), technology (tecnologia), engineering (ingegneria) e mathematics (matematica). Le discipline Stem sono un punto focale di sviluppo di governi come gli Stati Uniti, che cercano con borse di studio, premi, ed incoraggiamenti a produrre più scienziati. Tra gli accademici Stem c’è anche qualche rivoluzionario, scienziati che spingono per trasformare Stem in “Steam”, aggiungendo “l’arte” alle materie scientifiche. Con l’avvento di tecnologie sempre più focalizzate sull’integrazione umana (basti pensare agli smartphone), c’è una grande necessità di reintrodurre le arti nelle scienze, proprio come ai tempi di Leonardo. Le discipline UX/UI (user experience/user interface design), cioè quelle specializzate nel design di tecnologie che richiedono un’interazione umana, sono le prime ad averne bisogno. Per quanto si studia per diventare un designer tecnologico, ci vuole di più. Non basta conoscere i segreti dei touch screen o del riconoscimento facciale. Bisogna avere un tocco artistico per capire le proporzioni, l’eleganza di un menu che non richieda l’uso di un manuale: la perfetta ergonomia. Gli ingegneri di Apple (come tante altre aziende), con titoli di studio scientifici, hanno questa caratteristica. Sono artisti e scienziati allo stesso tempo. Pensiamo anche ad un ingegnere navale. Per rendere una barca veloce ma bellissima allo stesso tempo bisogna avere una conoscenza di idrodinamica ed un occhio per il design. Non si intende avere una laurea in storia dell’arte, ma però sviluppare un senso del bello.

Questo non è certo facile o possibile per un ingegnere dedicato alla progettazione di un circuito elettronico. Avere potenzialità artistiche non è strettamente necessario (o forse si?). Certamente si può essere d'accordo sul fatto che la creatività sia una dote applicabile a qualsiasi professione. Qualsiasi lavoro che richieda la risoluzione di problemi potrà beneficiare da una persona creativa. Ideare un nuovo modo di organizzare un archivio, riparare un motore senza tutti gli strumenti necessari, oppure atterrare un aereo durante un'emergenza in un prato sono alcuni esempi che mi vengono in mente... La creatività è una qualità necessaria.

Nella cultura generale lo studio delle arti può comunque giovare. Che sia lo studio della musica, filosofia, arte, letteratura… può complementare una formazione scientifica. Per esempio, molti studi dimostrano come lo studio della musica aiuti la mente a comprendere la matematica. Le note su un pentagramma possono avere molte complessità di natura matematica. Comprenderle ed eseguirle permette quindi anche lo sviluppo della logica (necessaria in matematica) che senza dubbio stimola e matura il pensiero. Il desiderio di esercitare il proprio pensiero porta spesso alla filosofia ed altre forme di espressione come la scultura, la pittura, e molto altro. Si riesce quindi ad apprezzare il mondo che ci circonda in maniera più profonda. Forse, chissà, in maniera più umana.

È tutto collegato.

Come disse Albert Einstein (1879-1955), “La cosa più lontana dalla nostra esperienza è ciò che è misterioso. È l'emozione fondamentale accanto alla culla della vera arte e della vera scienza. Chi non lo conosce e non è più in grado di meravigliarsi, e non prova più stupore, è come morto, una candela spenta da un soffio.

L’emozione che riesce a generare la più grande arte, come la più grande scienza, può avere la stessa origine. E Einstein non fu l’unico a parlarne. Jules Poincarè (1854-1912) disse che “uno scienziato degno del suo nome, al di sopra di tutto un matematico, sente nel suo lavoro la stessa impressione di un artista; il suo piacere è ugualmente grande e della stessa natura."

Possiamo quindi dire che è necessario per uno scienziato avere anche una semplice conoscenza umanistica, oppure le strette conoscenze tecniche sono sufficienti a svolgere una professione? Sono domande difficili, è come tanti pensieri di natura filosofica devono essere studiati, digeriti, rigurgitati, ed infine distillati con un attento pensiero critico. Sappiamo che certe professioni lo richiedono. È difficile per un ingegnere UX/UI completare un lavoro senza avere un tocco creativo ed artistico (parlo per esperienza professionale). Una mente artistica, o almeno con un contatto artistico, potrà vedere le cose in modo nuovo, innovativo e geniale. In inglese si dice "think out of the box": "pensare al di fuori della scatola". L'innovazione richiede senza dubbio una mentalità aperta con la capacità di guardare "avanti". Può l'arte aiutare in questo? Ma se abbandoniamo questo pensiero concreto e ci dedichiamo ad un livello più astratto (e forse più importante), cosa troviamo?

Può l’uomo vivere, prendere decisioni, guardare il mondo, con un’osservazione puramente oggettiva e “scientifica”? Ahimè, forse non più. La società attuale nel mondo sembra aver bisogno di più pensiero critico, studio, riflessione e meno “urla e proteste” dove spesso nessuno ne conosce o capisce il motivo reale. Certamente, nel progettare veicoli che possono portare un “civile qualsiasi” nello spazio, Virgin Galactic e SpaceX studiano sicuramente anche gli aspetti “umanistici”. Non deve un medico studiare l’etica per poter esercitare la professione?

Juan Trippe, il fondatore di Pan American World Airways (spesso riferita con il suo abbreviativo “Pan Am”), disse che un aereo pieno di turisti entusiasti avrebbe avuto più influenze sul destino dell’uomo che la bomba atomica. È un pensiero profondamente filosofico ed umanistico. Bè, quel pensiero è stata la linea guida della compagnia aerea per decenni, la stessa compagnia che ha portato il famoso Boeing 747 nei nostri cieli e che ci ha permesso di attraversare l’oceano per visitare nuovi luoghi e nuove culture. Il pensiero umanistico ha guidato lo sviluppo tecnologico. Davvero bellissimo.

L’arte e la scienza sono due discipline diverse e separate. Non per questo non possono complementarsi. L’arte può allenare il pensiero e guidare la ricerca scientifica. C’è una frase che si sente spesso in giro: “la scienza ti dice come costruire una bomba atomica, ma solo le arti ti possono dire se devi”. Non è una frase facile ed il concetto è forse in qualche modo esagerato. Ma pensiamo a qualcosa di altrettanto potente e molto meno fatale: i social media. Sono uno strumento straordinario, ma permettono anche la condivisione di pensieri. Non che questo per se sia un problema. Il problema è che formare un pensiero maturo è cosa molto complicata. Va ponderato, esaminato e auto-criticato per poi diventare un’opinione solida.

È quindi necessario per chi legge un pensiero altrui (che potrebbe essere un pensiero poco sviluppato) di essere ben preparato sia dal lato oggettivo, cioè conoscerne il tema, che quello umanistico, per raccogliere dal pensiero altrui un “distillato”, appunto, che potrà poi arricchire la propria persona.

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