"Cosa vuol dire sinistra? Niente, meno di niente"

Una lettera di Louis-Ferdinand Céline del 1933 contro ogni illusione del socialismo: "Diventeremo fascisti perché il popolo ama il manganello"

"Cosa vuol dire sinistra? Niente, meno di niente"

Amico mio carissimo,

Credo in effetti non valga molto la pena insistere con i giornali intellettuali. Il vostro nome sembra fargli paura. Teniamo questo articolo per l' Hippocrate e sarà meglio per noi.

Il mio sul Candide mi è valso delle serie minacce di morte, cosa che non mi sarebbe successa se avessi scelto un giornale di sinistra. La mia sola e unica preoccupazione è solo di raggiungere il maggior numero di lettori e tutto considerato preferisco quelli di destra. I lettori di sinistra sono così convinti delle loro verità marxiste che non gli si può comunicare nulla. Sono molto più chiusi che a destra. Nessun giornalaccio mi ha danneggiato più che Le Populaire in nome del «valore e della dignità umana»!!!!

Le Canard Enchainé non può dopotutto esimersi dallo spargere un po' di terrore, e aspettiamocene ancora... «amici di tutti, amici di nessuno». Tutta questa gente mi disgusta, tutti quanti, sono avidi di potere e non di verità - Ipocritamente fanno passare l'uno per l'altra. Abominevole ribaltamento!

Che cosa vuol dire sinistra di questi tempi? Niente - meno di niente.

Andiamo verso il Fascismo, ci voliamo. Chi ci frena? Qualche dozzina di agenti provocatori ripartiti in quelle cinque o sei cricche urlanti e autofagiche? Questa sarebbe una coscienza sociale? Ma scherzate, amico mio! Non vedo (e li conosco bene) in questa sinistra mascherata che dei ridicoli o infidi velleitari snaturati di ogni ideale, per i quali il tradimento stesso non significa più nulla. Non bisogna più commettere gli errori del 71 (Riferimento alla Comune di Parigi del 1871 e al suo tentativo votato al fallimento di autogoverno operaio e popolare, ndt). Crepare per il popolo sì - quando si vorrà - dove si vorrà, ma non per questa turba odiosa, meschina, pluridivisa, incosciente, vana, alcolicamente patriottarda e mentalmente fannullona fino al delirio... Il muro dei federati non deve essere un esempio di ciò che bisogna fare, ma di quello che non bisogna più fare. Basta con i sacrifici vani, i secoli di prigione, i martiri gratuiti. Non si è più nel sublime, ma nel masochistico.

Guardate cosa succede in Germania: una deliquescenza generale della sinistra.

Non c'è nessuno a sinistra ecco la verità. Il pensiero socialista, il piacere socialista non è nato. Se ne parla, ecco tutto.

Se ci fosse un piacere di sinistra ci sarebbe un corpo. Se diventiamo fascisti, tanto peggio. Questo popolo lo avrà voluto. Lo vuole. Ama il manganello.

Non sono astioso. Sono lucido. Tutti questi esagitati socializzanti si dimenano nel vuoto, meno che i furbetti (la maggioranza) che cercano in voi nuove idee per rifarsi la facciata. Li conosco, amico mio, li conosco bene e più li conosco più li disprezzo. Appoggerebbero qualunque massacro per avere qualche consenso in più. Ah! I putridi istrioni! Può essere che giochino un ruolo ma deve essere quello del verme sul cadavere del capitale. Utile certo, indispensabile, ma nella parte più orrida del cadavere.

In effetti noi siamo tutti completamente dipendenti dalla nostra Società. È essa che decide del nostro destino. Marcia, agonizzante, è la nostra. Amo più il mio stesso marcio, i miei stessi germi che quelli di quel o di quell'altro comunista. Mi trovo orgogliosamente più sottile, più corrosivo. Accelerare questa decomposizione ecco l'opera. E che non se ne parli più! Parata di morti. Che importa dopo tutto la chitarra o il timpano.

Gli individui straccioni, suppuranti, che pretenderebbero di rinnovare con la loro pozione magica la nostra epoca irrimediabilmente finita, mi disgustano e mi esauriscono. Il pus gli esce da tutti gli orifizi ed eccoli che mi parlano della primavera che verrà! Noi non siamo fatti per ascoltare queste cose! A noi la morte «camerata»! Individuale!

(lettera a Élie Faure, 30 maggio 1933)

(traduzione di Andrea Lombardi)

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