La decrescita? Una bufala galattica il commento 2

di Stefania Vitulli
Storia di Karel è un romanzo per chi ha voglia, con la letteratura, di divertirsi davvero. Intanto a scoprire come si fa a giocare da maestri con le storie - le proprie e quelle dei grandi che hai amato per una vita - e a far diventare il lettore un ponte tra realtà e narrazione senza che gli pesi nemmeno un rigo. Esiste una storia d'Italia dragata fin nelle fondamenta, che va dal primo dopoguerra agli anni Settanta. L'Italia del boom, e poi della crisi, e poi ancora della crescita. Credevamo di conoscerla, ma Pennacchi la consegna alla fantascienza e la reinterpreta grazie agli abitanti del suo remoto mondo futuribile. In Storia di Karel la fantomatica Federazione appioppa la decrescita come regola a una Colonia dimenticata. I pionieri diventano una società chiusa a sviluppo zero, tabacco e petrolio sono crimini contro l'umanità, e se ogni tanto c'è qualche surplus d'energia, d'estate si riattiva il cinema all'aperto. Chinare il capo? Con Pennacchi giammai: piuttosto confusi che battuti. La ribellione funziona. Il boom riscoppia, il petrolio si riscopre, la plastica si reinventa. Insomma, si ricomincia a lavorare. E più la fatica t'ammazza, più diventi gentile, perché «il lavoro, non c'è niente da fare: nobilita l'uomo». Storia di Karel è un invito a riprendersi dal buio, perché «lo sviluppo funziona così: a processi cumulativi. Finché non c'è niente, continua a non esserci e non muoversi niente. Ma appena parte un po' di movimento - una iniziativa nuova, un traino, una novità - allora partono i processi emulativi». Pennacchi sposa Kill Bill con la Fiat 127, Ciao ciao bambina con le massime dei compagni di lavoro in Fulgorcavi, due paia di Lotto bianche numero 45 con le iscrizioni funerarie romane. A tutto sovrintendono Twain, Verne, Bradbury e le copertine Urania di Karel Thole. L'ideazione di questo romanzo di fantascienza - ma «una fantascienza sociologica non di quelle alla Robocop o quelle cose apocalittiche» - viene da una sperimentazione collettiva (i primi due capitoli sono stati pubblicati sul sito di Anonima Scrittori, il libro intero doveva uscire per Dalai).

Ma il genere in questione è passione antica per il fasciocomunista: che cosa divorava, tra un picchetto e un'occupazione, il Benassa dell'esordio Mammut (Mondadori), eroe operaio dominatore delle assemblee, se non i classici della fantascienza?

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