Il dialogo interculturale tra i popoli nella Borsa Archeologica di Paestum

Si chiude la quattro-giorni nell’antica Poseidonia greca, dove si è parlato di turismo nella mitica Troia e nella devastata Palmira, del sito cambogiano di Angkor, della "piccola Pompei" francese, delle nuove scoperte sulla spianata di Gerusalemme

La mitica Troia con il suo cavallo avvolto nel mistero e l’antica città siriana di Palmira vittima dell’Isis. L’imponenza del sito cambogiano di Angkor Wat e la grandiosità del Colosseo. Le nuove scoperte sulla spianata di Gerusalemme e la «piccola Pompei» francese di Vienne. Sono solo alcune delle più affascinanti mete sulle quali ha acceso i riflettori la Borsa mediterranea del turismo archeologico, che per quattro giorni ha riunito a Paestum studiosi, ministri, ambasciatori, vertici dell'Unesco, oltre 12 mila visitatori e 100 espositori italiani e di 20 Paesi esteri. La XXI edizione della grande manifestazione, unica nel suo genere, ha come missione favorire il dialogo interculturale tra i popoli e valorizzare il patrimonio archeologico in ogni Paese, come ha spiegato il fondatore e direttore della Borsa Ugo Picarelli. Quest’anno sono stati celebrati due ventennali e annunciati due gemellaggi. Infatti, 20 anni fa sono state iscritti nella lista del patrimonio dell'Umanità dell’Unesco i siti di Paestum, l’antica Poseidonia della Magna Grecia, particolarmente valorizzata in questi ultimi anni e aperta ad un pubblico più ampio dal direttore Gabriel Zuchtriegel e di Troia, la città dei poemi omerici, tra Asia ed Europa, che in Turchia ha appena inaugurato un nuovo museo dal design moderno, in cui continuano gli scavi sotto la direzione di Rustem Aslan. I gemellaggi, invece, riguardano Paestum e Palmira, la città siriana martire del terrorismo sulla quale la Borsa ha voluto tenere viva l’attenzione durante questi anni di guerra e distruzione. Della sua volontà di rinascere hanno parlato Mouhamed Al Khaddour, presidente della Federazione delle Camere del turismo della Siria, Mohamad Saleh, ultimo direttore per il Turismo del sito archeologico e Omar Asaad, il figlio dell’archeologo ucciso dall’Isis Khaled al-Asaad, cui è intitolato il Premio alle scoperte archeologiche più significative, andato quest'anno all'archeologo Benjamin Clèment per la «piccola Pompei» francese. Il confronto tra la grande Angkor Wat e il Colosseo è stato affidato ad Azedine Beschaouch, segretario scientifico del Comitato internazionale per la salvaguardia e lo sviluppo della Cambogia e ad Alfonsina Russo, direttore del Parco archeologico del Colosseo, e ne è nata l’ipotesi di un nuovo gemellaggio da lanciare nei prossimi mesi. Il Premio Paestum Archeologia è stato assegnato al ministro della Cultura del Regno di Cambogia, Sackona Phoeurng, una signora in abiti tradizionali rivisitati in chiave moderna, che ha seguito in prima fila tutti i lavori della Borsa. A raccontare le scoperte sulla spianata di Gerusalemme, l’ultima di pochi giorni fa è un mosaico di età bizantina, è stato uno dei più grandi archeologi del mondo, Dan Bahat, che ha condotto gli spettatori attraverso i percorsi lungo la città vecchia e la collina di Davide, indicando i luoghi dei discorsi di Gesù bambino e adulto con gli apostoli, della cattura e della crocifissione. Una novità degli ultimi anni, che rende la visita a Gerusalemme unica e imperdibile. Nel tunnel, alle spalle del Muro del Pianto, pietre da 600 tonnellate mostrano come Erode, animo da architetto, fosse aiutato nella costruzione della città, da romani come Marco Agrippa. Si è anche parlato di preistoria e la studiosa Marie Bardise ha mostrato le immagini della meravigliosa Chauvet, «una grotta di bellezza stupefacente, incredibile come la preservazione dei dipinti e delle incisioni», con la famosa scena del leone che va a caccia di bisonti. Quando è stata scoperta la caverna era ben preservata perché chiusa da 22mila anni e lo stato francese decise di non aprirla al pubblico per proteggerla, ma di riprodurre le opere per mostrarle al pubblico. Un’altra caverna risale a 36mila anni prima di Cristo e anche in questo caso i dipinti vengono mostrati al pubblico in una replica.Tra le testimonianze più significative, quelle di Moncef Ben Moussa, direttore del Museo del Bardo di Tunisi all'epoca dell'attentato del marzo 2015 e oggi direttore per lo Sviluppo dei Musei, di Mounir Bouchenaki, consigliere speciale del direttore generale Unesco, del famoso archeologo Paolo Matthiae, direttore della missione dell’Università La Sapienza di Roma in Siria e di Irina Bokova, già direttore generale Unesco.

A lei è andato il Premio Paestum Archeologia, intitolato a Mario Napoli, l’archeologo che proprio 50 anni fa scoprì nel parco archeologico di Paestum, tra i templi di Athena, Poseidone ed Hera, la Tomba del Tuffatore, sulla cui lapide interna c’è uno dei dipinti funerari più sorprendenti e simbolici, diventato emblema dell’antica Poseidonia.

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