DOMANDE & RISPOSTE

E vi Crotti, scrittrice e psicopedagoga, da trent'anni dirige a Milano l'ormai celebre scuola di formazione psicologica e grafologica che porta il suo nome. Di grafie - da Garibaldi a Hitler, da Verdi ai liceali di oggi - ne ha viste e studiate di tutti i tipi.
Dottoressa Crotti, il calamaio è scomparso e rimangono solo i font del computer.
«Una débâcle. Il computer non apre l’anima, non dà profondità. Per molteplici che possano essere i font a disposizione, non saranno mai così personali come il nostro corsivo».
Però qualcosa, dalla scelta di un font, si potrà ben dedurre.
«Ho fatto una ricerca sul Verdana e il Georgia, un po’ due macrogruppi. Nel primo, troviamo persone immediate, essenziali. Uomini d’affari. Nel secondo, psicologie tradizionaliste, amanti della formalità e con un senso estetico sviluppato: non escono di casa senza aver aggiustato il proprio abbigliamento».
E cosa ci comunica chi sceglie il frequentissimo Times New Roman?
«Conformismo, appunto. Ma questo font è anche indice di scelte legate a valori capaci di restare nel tempo. L’Informal Roman, invece, molto sbilanciato verso destra, appartiene a nature emotive che hanno bisogno di intuire i desideri dell’altro per poi assecondarli».
Il Bodoni?
«Individui determinati a portare a termine i propri progetti e che non si stressano. Chi lo sceglie vuol mettere in risalto una buona energia vitale. E poi c’è chi preferisce l’Algerian, uno dei rari font solo maiuscoli: è per caratteri che rendono bene nel marketing. A volte troppo chiacchieroni».
Il famigerato Magneto a chi appartiene?
«A chi ama tenere le distanze. Questo font, come nella grafia manuale, è dotato del riccio del soggettivismo, cioè quella riga che si fa, per esempio, sugli assegni affinché non aggiungano altri zeri. Segno di superiorità. Di giusta distanza. Il font Lucida, per dirne un altro che assomiglia allo stampatello minuscolo ed è molto usato dai ragazzi su internet, è scelta istintiva non basata su criteri di vero/falso, ma su mi piace/non mi piace».


Il Gothic?
«Psicologie che amano l’architettura e il design ma che hanno allo stesso tempo un forte senso della storia. A tratti ombrosi, pesanti. Buoni sportivi. Il Gigi, invece, ci racconta di persone sensibili, ricercate, amanti del mot juste».

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