Ecco la «nouvelle vague» degli scrittori lombardi

Fontana, Mari, Missiroli e Deotto sono il vertice di una letteratura che ruota attorno a Milano. Non sono una «scuola» ma hanno tutti un'anima meneghina

Ecco la «nouvelle vague» degli scrittori lombardi

Schivi, solitari, riservati. Non amano le luci dei riflettori. Non sottoscrivono appelli e non appartengono ad alcun branco. Sfornano libri di successo e ottengono riconoscimenti. Hanno delle cose da dire e hanno trovato il modo giusto per dirle. Utilizzano i social network con sobrietà. Ma ogni volta che tornano in libreria con un nuovo romanzo lasciano il segno. Giorgio Fontana, Alessandro Mari, Marco Missiroli e Fabio Deotto sono gli alfieri della nuova narrativa lombarda; una Nouvelle Vague della letteratura che ruota attorno a Milano. Diversi per percorso e formazione, talvolta agli antipodi, lontani dalle mode e dalle correnti letterarie, i quattro scrittori si sono fatti strada nella giungla editoriale storia dopo storia, romanzo dopo romanzo, soprattutto grazie al passaparola dei lettori. Accomunati da poche caratteristiche, più riconducibili a tratti del carattere che non a una vera e propria «scuola milanese», si sono distinti negli ultimi anni per la qualità dei loro romanzi e per una serie di circostanze, a cominciare dalla provenienza geografica (risiedono tra le province di Varese e quella di Milano) e dall'età (sono nati tra il 1980 e il 1982).

Giorgio Fontana, classe 1981, vincitore del Premio Campiello 2014 con il romanzo Morte di un uomo felice (Sellerio), nasce a Saronno e cresce a Caronno Pertusella, in provincia di Varese. Una carriera lunga alle spalle, con 5 romanzi e lavori di saggistica. Una storia interessante e paradigmatica, la sua, considerata la crisi dell'editoria italiana. Ci ha messo del tempo, Fontana, per diventare quello che è diventato. Un percorso lungo, talvolta sofferto, contrassegnato da una grande coerenza. Ha esordito nel 2007, a soli 26 anni, con Buoni propositi per l'anno nuovo (Mondadori), pubblicando con altri editori per approdare poi a Sellerio ( Per legge superiore , 2011), dove ha trovato la sua collocazione. Giacomo Colnaghi, il protagonista di Morte di un uomo felice , il romanzo della maturità, è un magistrato pervaso da dubbi e incertezze che si trova ad affrontare una vicenda intricata, legata alla stagione terroristica. La Milano del 1981 è tratteggiata con passione e cura dei dettagli, da Porta Venezia a Piazzale Loreto, passando per le vie del centro per arrivare in via Casoretto, dove il magistrato trascorre la sua «vita da universitario fuori sede».

Alessandro Mari, classe 1980, un passato da ghost writer e da traduttore, è nato a Busto Arsizio e vive a Milano. Ha esordito nel 2011 con il monumentale Troppo umana speranza (Feltrinelli, Premio Viareggio Repaci 2011), settecento pagine ambientate nell'Italia dell'Ottocento. Quattro storie che vanno ad incrociarsi secondo uno schema caro alla narrativa anglosassone: dalle memorabili pagine dedicate alla provincia lombarda del menamerda Colombino, alla Milano del pittore Lisander e della spia Leda, fino al Sudamerica di don Josè Garibaldi. Ma la marcia in più di Mari, confermata nell'ultimo, sorprendente, Gli alberi hanno il tuo nome (Feltrinelli, 2013), un viaggio nel tempo sulle orme di Francesco di Assisi e nel mondo delle associazioni non profit, è una prosa barocca, torrenziale, impreziosita di neologismi, termini desueti e colpi ad effetto, che non distoglie mai l'attenzione dalla vicenda narrata. Una narrazione fluviale, una colata lavica di parole e immagini.

Unico «oriundo» del gruppo, nel senso che pur vivendo da anni a Milano è nato a Rimini nel 1981 e ha studiato a Bologna, Marco Missiroli ha esordito nel 2005 con Senza Coda (Fanucci), aggiudicandosi il Premio Campiello Opera Prima. Sono seguiti, tutti pubblicati da Guanda, Il buio addosso (2007), Bianco (2009) e Il senso dell'elefante (2012, Premio Selezione Campiello, Premio Vigevano - Lucio Mastronardi, Premio Bergamo). Il suo prossimo romanzo, intitolato Atti osceni in luogo privato , uscirà per Feltrinelli all'inizio del 2015. Una carriera atipica, quella di Missiroli, capace di spaziare dai romanzi di ambientazione americana, l'intenso Bianco (che racconta le tensioni razziali negli Usa a cavallo tra gli anni '50 e '60), alla dimensione più intimistica de Il senso dell'elefante , in cui il protagonista Pietro, un ex prete, un vecchio padre, è alle prese con le questioni affettive: un rapporto complicato lo lega al figlio e al proprio passato, nella cornice di una Milano notturna e decadente.

Last but not least , Fabio Deotto, 1982, di Vimercate. Il suo Condominio R39 (Einaudi Stile Libero, 2014) è stato, insieme a quello di Francesco Maino ( Cartongesso , Einaudi, 2014), l'esordio più brillante dell'anno. A metà strada tra le atmosfere di Paul Auster (certi passaggi ricordano la Trilogia di New York ) e quelle del primo Tullio Avoledo, Condominio R39 è un romanzo che oscilla tra diversi generi. Non si tratta solo di un thriller, c'è molto di più, a cominciare da un'ambizione cosmologica che rende la vicenda ambientata nel Condominio di via Esposti 12 a Milano qualcosa di più e qualcosa di diverso da un romanzo di genere. C'è un respiro universale, nelle pagine di Deotto, che conduce il lettore, capitolo dopo capitolo, all'essenza stessa della questione letteraria. E la Milano raccontata nel romanzo non è che il pretesto per raccontare un mondo più vasto, quello abitato dai personaggi, dalle maschere tragiche di questo romanzo d'esordio.

*Giovanni Cocco, scrittore comasco, è autore dei romanzi

Il bacio dell'Assunta e La caduta

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