Ferenc Fricsay: l'umiltà di una grande bacchetta

«Averlo incontrato e per un certo tempo accompagnato nella breve strada della sua vita, è un dono del quale posso solo essere grato». Sono parole che uno degli artisti unanimemente più ammirati del Ventesimo secolo, il baritono Dietrich Fischer-Dieskau, rivolse in memoria del grande direttore magiaro Ferenc Fricsay (1914-1963), di cui domani cade il centenario della nascita.

Debuttante all'Opera di Berlino, Fischer-Dieskau venne guidato da Fricsay nello studio della parte del marchese di Posa del Don Carlo di Verdi. Era il '48. Nelle macerie di Berlino, Fricsay costituì un'orchestra, la RIAS (Radio nel Settore Americano), che divenne un organismo ideale, sia nel repertorio classico-romantico, sia nel meno frequentato moderno. «Per un interprete è un assoluto dovere suonare tutto. Non si deve insistere su un compositore particolare!». Fricsay, allievo dei grandi musicisti-docenti dell'Accademia Liszt di Budapest (Bartók, Kodály, Weiner ecc), suonava violino, clarinetto, trombone e timpani. Fu lodato per il suo Mozart drammatico e asciutto, ma si trovava altrettanto a proprio agio con i contemporanei. Non a caso l'incarico berlinese gli venne affidato dopo i trionfi al Festival di Salisburgo con due opere nuove: Dantons Tod di Gottfried von Einem e Le vin herbé di Frank Martin. Perfino Karajan disse che di quell'ungherese si sarebbe riparlato. E così fu. La temutissima produttrice della casa discografica Deutsche Grammophon, Else Schiller, vincolò Fricsay con un contratto esclusivo, e quelle leggendarie registrazioni (da Mozart a Bartók) sono oggi disponibili in un cofanetto imperdibile.

La morte prematura di Fricsay, a 59 anni, nel 1963, privò il mondo musicale di un direttore di grandezza per lo meno equivalente a Karajan. Karajan, dopo la morte di Furtwängler, preso il timone della Filarmonica di Berlino, la trasformò nella formazione leggendaria che tutti sappiamo, ma la RIAS, non le fu inferiore. Anzi i Mozart e Haydn di Fricsay, come i walzer della famiglia Strauss, i ballabili di Verdi e Gounod, Bizet e Rossini, sono ritmicamente superiori.

L'eccellenza raggiunta da Fricsay è testimoniata da quanto fissato nelle registrazioni ufficiali e dal vivo della musica di Béla Bartók, dove instaura una felice «hungarian connection» con alcuni compatrioti di razza: i pianisti Géza Anda, Andor Foldes e Louis Kentner e il violinista Tibor Varga. L'origine del suo carisma fu rivelata a Else Schiller da un sommo Decano, Bruno Walter: «È uno dei rarissimi giovani colleghi che è umile».

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