La scrittrice e fotografa Taiye Selasi, nata a Londra da genitori africani, ha «quattro opzioni per la sua identità: sono inglese di nascita, cresciuta in America, ghanese di padre e nigeriana da parte di madre». Per spiegare a se stessa e a tutti gli altri che cosa significa tutto questo ha inventato una nuova parola: «afropolitan», e ne ha parlato ieri al Festivaletteratura di Mantova.
Il concetto di afropolitan, ha detto l'autrice di La bellezza delle cose fragili (Einaudi) «l'ho concepito pensando agli africani ma vale per tutto quel grande gruppo di nomadi che esiste nel mondo. Ci sono gli indo-politan, i pakistan-politan e anche gli italian-politan e così via». Il vero problema, secondo la scrittrice, che vive a Roma da due anni dove ha finito il suo romanzo, parla benissimo in italiano ed è stata inserita da Granta nella lista dei venti più promettenti autori inglesi under 40, è «che finché esisterà il concetto di razza ci sarà il razzismo.
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