Foligno è in paradiso. Dopo due secoli ritrova la sua Madonna

Nel 1797 i soldati di Napoleone la trafugarono dal monastero di Sant'Anna. E proprio lì per una settimana viene ora esposta

Foligno è in paradiso. Dopo due secoli ritrova la sua Madonna

La Madonna di Raffaello era uscita dal monastero di Sant'Anna su un carro trainato dai buoi nel 1797, preda dei soldati napoleonici. Ed è rientrata, su un camion climatizzato di Arteria, scortato da guardie armate, la settimana scorsa. Dopo 217 anni. Ave regina. Da 217 anni Foligno attendeva il ritorno della sua Madonna, commissionata a Raffaello come ex voto per un miracolo e, sopravvissuta nei secoli a furti, trasporti e «strappi» (dal supporto ligneo alla tela), è rientrata a casa, grazie a un altro miracolo. Facilitato, laicamente, dalla caparbietà dei folignati, da un atto di generosità dei Musei Vaticani e da un inaspettato regalo di Eni alla città umbra. E così, con un coup de théâtre, la Madonna di Foligno di Raffaello, rimasta in mostra sotto Natale a Palazzo Marino, a Milano, visitata da 240mila persone prima del suo rientro in Vaticano, oggi fa tappa a Foligno, per un'esposizione straordinaria di un'unica settimana nel monastero di Sant'Anna. Quando giovedì, nel tardo pomeriggio, l'opera è arrivata ed è stata aperta la cassa, nella minuscola chiesetta del convento, nel silenzio generale e col vescovo in fibrillazione, le dieci monache francescane della Beata Angelina hanno intonato l'Ave Maria gregoriano. Chi c'era, dice che si siano commossi tutti fino alle lacrime, la curatrice, l'ultimo restauratore dell'opera, i responsabili di Arteria, i vertici dell'Eni, gli operai addetti al montaggio. «È stato come riportare a casa una persona cara», dice suor Claudia che ci mostra velocemente, prima dell'apertura alla città, la monumentale e meravigliosa opera di Raffaello, sistemata nella grande teca climatizzata di 600 chili, nello stesso punto, rivincita della Storia, dove Napoleone se l'era presa. E ora, per una settimana, se la sono ripresa loro, i folignati. Negozi e locali hanno in vetrina i poster e le cartoline della loro Madonna. Il piccolo centro storico è transennato per preparare la visita della gente all'antica pala d'altare. Le maestre hanno preparato i ragazzi, verranno tutti, di tutte le scuole. I più vecchi la aspettano da quando erano giovani. Il comandante dei Vigili ha messo l'uniforme di gala. I giornali non parlano d'altro. E il vescovo tutte le mattine dice Messa all'alba nella chiesetta-museo. «È la dimostrazione di come una singola opera d'arte possa diventare nei secoli il segno identitario di una popolazione», ha detto all'inaugurazione Antonio Paolucci, il direttore dei Musei Vaticani che possiedono l'opera. E sul fatto che possa tornare definitivamente a Foligno, Paolucci dice sorridendo «che bisognerebbe chiederlo a papa Francesco...». A proposito di miracoli.

Fuori, intanto, il miracolo è vedere la gente che piano piano si avvicina al monastero, per una viuzza che probabilmente da anni in tanti si errano dimenticati di percorrere, tutti in attesa di entrare, per vederLa. I papà con i figli, le coppie, piccoli gruppi di amiche, i fidanzati appena usciti da Messa. Andrete tutti a vederla? «Hai voglia...» rispondono. «Ci vado perché è qualcosa di unico, come si dice? Un evento...». «Andiamo perché io l'ho vista anni fa a Roma, ma la bambina era troppo piccola». «Vado perché... non posso non andare». «Io, perché già la nonna mi parlava di quando un secolo fa la città voleva riportarla a casa». «Io vado perché poi non torna più». «Vado perché hanno detto che è bellissima». Bellissima, la Madonna è di Foligno è un'opera d'arte, è stato uno strumento di potere, è l'identità di una terra, è un'icona spirituale, è un quadro star. Di quelli che, da soli, fanno una mostra. Da soli riempiono le pagine e gli speciali dei giornali. E da soli fanno fare le code, fuori. Sono le mostre per un'opera sola, così uniche da diventare mainstream, e che tutti vogliono vedere, «una volta e mai più». Come fu La dama con l'ermellino di Leonardo. Come è stato il tour trionfale del 2011 negli Stati Uniti della Velata di Raffaello. Come sono le mostre monoquadro dell'Eni a Milano: il San Giovannino del Louvre o La donna allo specchio di Tiziano o La conversione di Saulo del Caravaggio, che in tre settimane muovono 200mila persone. Com'è La ragazza con l'orecchino di perla di Vermeer che tra poco paralizzerà Bologna: nelle prime tre ore di call center per le prenotazioni delle visite ha già fatto 15mila biglietti. Oggi la Madonna di Raffaello a Foligno è la star. Il suo ritorno, anche se temporaneo, un evento culturale, mediatico, spirituale. Salve, regina, Mater misericordiae. Prima pala d'altare romana di Raffaello, fu commissionata nel 1512 come ex voto da Sigismondo de' Conti, segretario di papa Giulio II per la chiesa di Santa Maria in Aracoeli sul Campidoglio, dove rimase fino al 1565 quando il dipinto fu trasferito per volere della nipote di Sigismondo, Anna Conti, nel monastero delle Contesse di Foligno, di cui era badessa. E qui rimase fino al 1797, quando i funzionari francesi di Napoleone la trafugarono a Parigi, dove l'opera subì un rischioso intervento di trasporto dalla tavola alla tela.

Dopo il Congresso di Vienna fu Canova a riportare il quadro in Italia, nel 1816, ma le monache di Foligno, legittime proprietarie del dipinto, furono «invitate» a venderlo al Papa Pio VII, per mille ducati, poi saliti a cinquemila. E da allora la Madonna, pur essendo di Foligno, è nello Stato Pontificio, nei Musei Vaticani. «Abbiamo avuto il dono di custodirla 232 anni», dice suor Claudia. Più una settimana. Questa.

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