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I dislessici? Compensano con altri punti di forza che li rendono geniali

Un recente studio dell'Università di Cambridge ha dimostrato che le persone con dislessia sono più portate all'esplorazione dell'ignoto e a sviluppare caratteristiche che sono servite all'evoluzione umana

I dislessici? Compensano con altri punti di forza che li rendono geniali

E se le persone con diagnosi di dislessia evolutiva piuttosto avere "solo" un disturbo cognitivo, stiano svolgendo un ruolo essenziale per l'adattamento dell'essere umano? È quello che alcuni studiosi e specialisti dell'Università di Cambridge stanno cercando di dimostrare attraverso alcune nuove ricerche.

La dislessia evolutiva

Partiamo dal presupposto che la dislessia non è una malattia. Non si "guarisce" da questo disturbo, ma attraverso alcune tecniche e strumenti chiamati "compensativi", che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria, si può trovare il modo di arginare le difficoltà. La Dislessia Evolutiva è un disturbo specifico dell’apprendimento di origine neurobiologica, caratterizzata da difficoltà nella lettura. Rientra in quelli che vengono definiti i Dsa, cioè Disturbi Specifici dall’Apprendimento. La rieducazione del dislessico è possibile attraverso una riabilitazione mirata, specializzata e soprattutto tempestiva.

In Italia si stima che siano oltre due milioni le persone con disturbi specifici dell'apprendimento ma non esistono dati ufficiali se non quelli pubblicati dal Ministero dell'istruzione attraverso un report sugli studenti con Dsa nelle scuole. Nell'anno scolastico 2018/2019 gli alunni frequentanti le scuole italiane a cui è stato diagnosticato un disturbo specifico dell'apprendimento, sono stati 298.114, pari al 4,9% del totale degli alunni, di cui 187.683 alunni con dislessia.

Il più delle volte, però, questo disturbo non viene manifestato: la maggior parte delle volte è ben celato. Questo accade perché il più delle volte il bambino ha paura di essere additato dall'insegnante o dai compagni di non saper leggere.

Persone geniali

Adesso lo studio portato avanti su Frontiers in Psychology dalla ricercatrice in scienze cognitive Helen Taylor e dal neuroscienziato Martin Vestergaard dell'Università di Cambridge ha dimostrato il vero potenziale del dislessico.

La scoperta, l'invenzione e la creatività sono caratteristiche che i dislessici, secondo gli scienziati, hanno sviluppato maggiormente rispetto al resto degli esseri umani. In particolare sarebbero specializzati nell'esplorazione dell'ignoto ed è probabile che questo fattore svolga un ruolo fondamentale nell'adattamento umano agli ambienti mutevoli. "Riteniamo che le aree di difficoltà delle persone con dislessia derivino da un compromesso cognitivo tra l'esplorazione di nuove informazioni e lo sfruttamento delle conoscenze esistenti. Tutto ciò potrebbe creare un vantaggio nell'abilità esplorativa e potrebbe spiegare come siano sviluppate le abilità determinati ambiti come la scoperta, l'invenzione e la creatività", ha dichiarato la ricercatrice Helen Taylor. Dunque ciò che fa una persona dislessica è quello di adattare ciò che già conosce all'ignoto e questo lo aiuta all'adattamento anche in altre circostanze esterne alla lettura. "Questo spiegherebbe perché le persone con dislessia - continua l'esperta - sembrano gravitare verso determinate professioni che richiedono abilità legate all'esplorazione, come arte, architettura, ingegneria e imprenditorialità".

Ulteriori punti di forza sono legati alla visione del quadro più ampio, come la capacità di rilevare e ragionare su sistemi complessi e di vedere le connessioni tra diverse prospettive e campi di conoscenza. Per esempio i dislessici sono più veloci nel riconoscere le cosiddette figure impossibili, ovvero le figure che hanno senso a livello locale ma non se viste nel loro insieme, come i disegni di Maurits Cornelis Escher.

L'adattamento attraverso l'esplorazione

Non solo. Questa loro abilità compensativa potrebbe essere servita anche all'essere umano per adeguarsi ai vari luoghi durante le diverse età evolutive e ai periodi di cambiamento. Una nuova teoria ha dimostrato, infatti, che l'adattamento degli esseri umani deriva dalla collaborazione tra i singoli membri che sono specializzati in strategie di ricerca neurocognitiva diverse ma complementari. Ci sono stati infatti quelli che si sono adattati immediatamente alle condizioni ambientali e climatiche e quelli che invece si sono spostati alla ricerca di nuovi posti in cui vivere. L'evoluzione è figlia di entrambe le categorie.

La mente dei dislessici è portata alla continua esplorazione e a trovare soluzioni originali a un problema. Questa loro abilità sarebbe stata cruciale durante l'intero periodo evolutivo dell'essere umano.

La ricerca conclude sottolineando che se la scuola "riconoscesse questa vocazione dei dislessici potrebbe, invece di stigmatizzarli, valorizzare i loro punti di forza - e ancora - rimuovere gli ostacoli all'apprendimento esplorativo e sfruttare invece l'esplorazione per aumentare l'adattabilità, può consentirci ad affrontare meglio le sfide esistenziali che attualmente la nostra specie e il nostro pianeta devono affrontare".

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