I grandi del Rinascimento (e oltre) per Expo

I grandi del Rinascimento (e oltre) per Expo

Nei giornali d'agosto più vuoti di politica, quest'Italia ignorante (ri)scopre un tesoro come i Bronzi di Riace. E col solito masochismo parte la solita guerra tra Comuni: con Reggio Calabria che ci s'aggrappa (anche se a vederli sono qualche decina di visitatori al giorno) e Milano che li vorrebbe per i sei mesi dell'Expo universale.

Palla al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini al quale il governatore lombardo Roberto Maroni e Vittorio Sgarbi, nominato «ambasciatore» per le Belle arti, hanno inviato una lettera. «L'arte non è di nessun luogo, è della nostra anima» l'assunto con cui Sgarbi cerca di smontare le critiche all'idea di trasferirli. «Due libertini come loro prigionieri a Reggio con tutta la gnocca che c'è nel mondo?». Perché «sono un simbolo universale, un grande spot per la Magna Grecia e la Calabria visto che a Milano li vedrebbero un milione di persone». Con parte dei 15 milioni di euro dei biglietti che tornerebbero alla Calabria. «Il viaggio? Gli hanno fatto più male tre restauri in quarant'anni».

Ma ieri la conferenza stampa è diventata un meraviglioso viaggio sentimentale e artistico dal Rinascimento al Futurismo, il genio di Leonardo e Stendhal. Quell'arazzo tessuto dagli studi di Roberto Longhi e Giovanni Testori perché, dice Sgarbi, con Letizia Moratti «si andò a conquistare l'Expo per farla a Milano, non in un non-luogo, in un'area deserta e desolata». Quattordici i «padiglioni» pensati da Sgarbi e aperti «da quella vera porta di Expo che è il Castello». A cominciare dal Cenacolo che va aperto fino alle 3 di notte, poi Bramante con il trionfo del Rinascimento nella più straordinaria prospettiva di Santa Maria presso san Satiro e santa Maria delle Grazie, Palazzo Bagatti Valsecchi con il ricostruito trittico di Antonello da Messina, Michelangelo al Castello con la Pietà Rondanini , Raffaello e Caravaggio a Brera e all'Ambrosiana, il Tiepolo di palazzo Clerici, la Scala, i Futuristi che in questi giorni sfondano al Guggenheim di New York e l'Italia trascura, De Chirico e Savinio al teatro Parenti. E Milano capitale europea dell'architettura del Novecento.

Per chiudere, la

richiesta al presidente dell'autorità Anticorruzione Raffaele Cantone di occuparsi di Germano Celant che per Sgarbi «spende 6 milioni di euro per organizzare una mostra su Art&Food e prende 750mila euro di compenso».

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