Ad accogliere il pubblico nelle sale quattrocentesche di Palazzo Venezia sono due mostri sacri. Due idoli delle culture occidentale e orientale: Leonardo da Vinci e Qi Baishi. Se del primo non dobbiamo spiegare alcunché, va ricordato che Qi Baishi è considerato il padre della pittura moderna cinese. E le due statue di bronzo portano una firma che può essere un sicuro ponte (se non proprio una sintesi) delle due civiltà. Roma celebra infatti il genio di Wu Weishan, il più importante scultore cinese vivente. E lo fa con una mostra dal titolo «Scolpire l’anima di una nazione» che si pone come principale obiettivo quello di dimostrare che la distanza tra le due culture e le due civiltà è un puro fatto geografico.
Wu Weishan è tra i più significativi scultori della nuova generazione cinese, giunto alla sua maturazione artistica in seguito all’apertura della Cina negli anni Ottanta. Dal 1998, le sue sculture sono state esposte in Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Giappone, Corea del Sud e Olanda. Precursore di un nuovo stile di scultura a mano libera, Wu Weishan fa tesoro della lezione tutta novecentesca della scultura europea da Marini a Manzù, passando per Alberto Giacometti. Ed è proprio il grande scultore svizzero che viene in mente ammirando il «Musicista cieco» di Weishan, dove l’espressionismo più che scavare e dare forma alla materia sembra circoscrivere il vuoto che la circonda.
L’opera simbolo di Weishan presente alla mostra è senza dubbio il dittico già citato all'inizio. Che ben mostra quanto grande sia il peso dell’eredità artistica.
E che rappresenta un deciso richiamo alla mostra, che tra il 2010 e il 2011 ha girato le principali città cinesi, dove erano ospitati alcuni dei più intensi capolavori della collezione degli Uffizi: da Benozzo Gozzoli a Lorenzo Lotto, da Botticelli allo stesso Leonardo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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