I l suo pensiero ha influenzato generazioni di attivisti verdi, le sue teorie hanno ispirato le politiche ambientali degli ultimi venti anni, ma ora James Lovelock ammette di aver sbagliato e sconfessa i discepoli. È certamente la più clamorosa «conversione» nelle fila del mondo ecologista, ed è arrivata a compimento alla vigilia della Conferenza internazionale sullambiente di Rio de Janeiro che si apre oggi. In una intervista riportata dal Daily Mail, il 92enne scienziato britannico bolla come «sciocchezze senza senso» il concetto di sviluppo sostenibile, critica il movimento verde che ha trasformato lecologia in «una religione che ha soppiantato il cristianesimo» e minimizza le minacce dei cambiamenti climatici come linnalzamento dei livelli del mare («nel peggiore dei casi non supererà i 60 centimetri in un secolo»). Eppure era soltanto il 2009 quando uscì il suo ultimo libro su Gaia (The vanishing face of Gaia, Il volto di Gaia che sparisce), in cui lanciava «lallarme definitivo»: si è ormai oltrepassato il punto di non ritorno, miliardi di persone moriranno entro il 2040, non vale più neanche la pena cercare di cambiare politiche, al massimo bisogna mettere al riparo la «memoria» della civiltà per i pochi che sopravviveranno. Era lultima puntata di una lunga saga iniziata nel 1979 quando, allora scienziato della Nasa, pubblicò un libro che segnò una svolta epocale nella concezione dellambiente: Gaia, uno sguardo nuovo alla vita sulla Terra». Si tratta di una teoria - a cui non a caso diede il nome della divinità greca della Terra - secondo la quale il nostro pianeta sarebbe un organismo vivente la cui biosfera è in grado di controllare i cambiamenti fisici e chimici in modo da mantenere la Terra in condizioni idonee a permettere la vita. Si tratta di una teoria criticata dalla comunità scientifica ma accolta con entusiasmo dal movimento ecologista ed entrata nellimmaginario: in Italia, ad esempio, ha fatto la fortuna di Mario Tozzi che per anni ha condotto un programma su Rai3 chiamato appunto Gaia-il pianeta vivente.
La fortuna di questa teoria si deve al fatto che si presta perfettamente per «spiegare» in chiave anti-umana il riscaldamento globale: essendo un organismo vivente, la Terra - diceva Lovelock - reagisce allattacco dei parassiti e dellinfezione come fa il nostro organismo, con la febbre. Ecco, il riscaldamento globale altro non sarebbe che la febbre del pianeta che in questo modo si difende dalla presenza nefasta delluomo. Negli anni Lovelock è andato avanti in un crescendo di previsioni catastrofiche che - grazie alla sua reputazione di scienziato - hanno fatto per molto tempo la fortuna del movimento ecologista. Il rapporto ha cominciato a incrinarsi nel 2004 quando in nome della riduzione delle emissioni di anidride carbonica (CO2), Lovelock ha preso ufficialmente posizione a favore dellenergia nucleare, senza alcun dubbio la più «pulita».
Ma la svolta clamorosa si è avuta due mesi fa, quando in una intervista, Lovelock ha ammesso che lui e altri opinionisti ecologisti, come Al Gore, erano stati erroneamente allarmisti sugli effetti del cambiamento del clima: «Il problema è che non sappiamo come si comporta il clima, anche se pensavamo di saperlo venti anni fa - ha ammesso -; la verità è che dallinizio del millennio non cè più riscaldamento globale, la temperatura è rimasta pressoché costante, mentre secondo la nostra teoria avrebbe dovuto crescere rapidamente».
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