le lettere

2«Le parole del cuore»
Lettera a Léon Bélugou, circa 1906. Dopo il 1899 Proust si appassiona al poeta e critico John Ruskin, sul quale ha poi scritto a lungo.

Sono ancora io, sono confuso, vi porgo le mie scuse. Ma quando si inizia a parlare delle cose del cuore - e soprattutto delle rare cose dello spirito che poi sono anche quelle del cuore - non si finisce mai di dire ciò che si vorrebbe. Subito dopo avervi scritto - così inutilmente - «per il demone della perversione?» - ho avuto dei rimorsi. E immediatamente leggendo un viaggio di Ruskin, sentendo il mio cuore battere dal desiderio di rivedere gli stessi luoghi, mi dico, «se non l’amassi più avrebbe ancora il potere di abbellire l’universo, fino a farmi consumare di desiderio e di rimpianto di fronte all’orario ferroviario?». Sì, il mio amore per Ruskin dura. Solamente talvolta niente lo raffredda come quando lo si legge. Ma esiste un amore che la presenza dell’oggetto amato non indebolisca? (...)
2«Un romanzo di fatti»
Lettera a Jeanne Pouquet, intorno al 4 luglio 1912. Proust chiede informazioni sulle toilettes della contessa Greffulhe e di Mme Standish, dettagli che evocherà in «Dalla parte dei Guermantes».

Potreste darmi qualche piccola spiegazione «sartoriale» per il libro che sto per finire? \ Ho bisogno di diversi dettagli, di parole che mi mancano, ma so già finora che voi non me li potrete dare perché è passato tempo. All’epoca, eravate troppo giovane. Ma ecco ciò che forse potreste fare. Avete visto quest’anno, con toilettes simili a quelle che si portano a l'Opera, Madame Standish e Madame Greffulhe? Una sera, a una delle rappresentazioni di Monte Carlo, Mme Greffulhe mi aveva portato all’Opera con Mme Standish. Quella volta ebbi l’impressione dell’esistenza di 2 modi di comprendere la toilette, l’eleganza, assai differenti, assai opposte. Non penso che abbiate potuto vederle quella sera, c’era una vasca molto scura nel proscenio (all’incirca due mesi fa) ma può darsi che le abbiate viste, separatamente, a delle altre rappresentazioni. Desidererei non sapessero né l'una né l’altra che ciò m’interessa (…) perché le due donne che vorrei ricoprire - come due manichini - con i loro stessi vestiti non hanno alcun rapporto con loro, il mio romanzo di fatti non ha alcuna chiave, e inoltre se io gliene parlassi e dopo questo i miei personaggi femminili fossero avvelenatrici o incestuose o qualunque altra cosa, loro crederebbero che io abbia voluto dire questo di loro! Preferirei non fosse così! (...)
2«Mi isolo per il male»
Lettera, forse a Jacques Truelle, scritta intorno al 30 giugno 1919. Proust si scusa dei suoi eccessi di asocialità.

Vi scrivo soltanto poche righe tanto sono malato oggi (dopo esserlo stato senza interruzioni per un mese). Ma poiché (dopo aver nascosto a tutti, perfino a mio fratello, che ero venuto ad abitare da Jacques Porcel, poiché soffrivo molto a causa del trasloco da non poter né ricevere né scrivere che nessuno venisse a trovarmi) ho voluto farlo sapere a qualche amico assai raro (forse 2), desidero che anche voi lo sappiate.

Tuttavia non dovete credere di dover adempiere a un obbligo amicale nei miei riguardi: venire la notte in un quartiere così lontano, dal quale tra l’altro non posso farvi riportare dal cognato di Céleste poiché la sua macchina si è rotta e gli operai in grado di ripararla sono in sciopero! Per darvi un’idea della paura che ho avuto di vedere qualcuno, il mio amico di venticinque anni Robert de Billy mi ha scritto che si trovava a Parigi, avenue Malakoff (ossia a due passi dalla mia abitazione). Ebbene, non gli ho risposto sempre per paura che potesse venire e lui non sa che sono suo vicino. Allo stesso modo, per Mme de Noailles che mi ha scritto nel medesimo momento. (...)
a cura di Mario Maccherini

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