di Kader Abdolah
Non so come sia, o come fosse in Italia. Ma in passato, quando andavamo a scuola e dovevamo scrivere il nostro primo tema, c'era un argomento che ritornava sempre: «Cosa conta di più: il denaro o il sapere?». Noi alunni non dovevamo neanche pensarci su. Il sapere contava più di tutto. Era questo il precetto con cui ci educavano i nostri padri, e l'insegnamento che ci trasmettevano i nostri saggi. Perciò scrivevamo odi al sapere e rinnegavamo il denaro. Sebbene esaltassimo il sapere, ogni giorno vedevamo i nostri padri sacrificare la loro vita per guadagnare qualche soldo.
Personalmente, mi ci sono voluti una rivoluzione, una fuga e un trasferimento in Olanda per capire quanto fossero ingenui i nostri padri, i nostri insegnanti e perfino i nostri saggi. Erano brave persone, ma vivevano su un altro pianeta. Il sapere va bene, ma perché respingere il denaro come se puzzasse?
Il sapere era necessario, ma in quel momento il denaro era meglio e serviva più della conoscenza. Il sapere era astratto, mentre il denaro era concreto e infondeva speranza come una moneta d'oro trovata per caso. Con il denaro potevi salvare vite, corrompere persone, fuggire, ottenere un passaporto falso, e raggiungere Roma. Se avessi riposto le tue speranze nel sapere, ti avrebbero subito arrestato e saresti finito nelle prigioni di chi aveva il potere. Da noi a scuola non si parlava mai del potere. I nostri precettori pensavano che il tema non ci riguardasse e non ci avrebbe mai riguardato. Avevano una visione distorta e infantile della vita. Il denaro che ho guadagnato, al contrario, era buono, onesto e speciale. E grazie al mio denaro mi sono sentito potente.
I nostri insegnanti, in realtà, avrebbero dovuto chiederci: «Come si può raggiungere il potere?». E avrebbero dovuto insegnarci ad apprezzarlo. Non mi riferisco al potere dello scià o degli ayatollah. Parlo di quel potere che si trova dentro ciascuno di noi: un «io» speciale. I nostri precettori persiani non lo sapevano. Ci educavano con la loro filosofia orientale. Un io non ce l'avevamo, dovevamo pensare sempre al noi. L'io era rinnegato, dovevamo considerare solo il noi. Chi parlava del proprio io era ritenuto stolto e arrogante. Ma è proprio in quell'io che si cela il potere. Quell'io custodisce ricchezza e sapere.
Galileo fu il primo in assoluto a entrare in contatto con il proprio io. Si inginocchiò sulla terra, contemplò il sole e disse: «Eppur si muove». E gli alberi, le chiese, gli uomini, le donne, i mobili ruotavano insieme alla terra attorno al sole. Così Galileo conquistò il potere più grande. Archimede faceva il bagno ogni giorno e cercava dentro se stesso. Una volta saltò fuori dall'acqua gridando: «Eureka! Ho trovato!». Così Archimede conquistò il potere supremo. Il pensatore di Rodin è Rodin stesso \. Van Gogh dipingeva prostitute reiette. Era povero, e ciò nondimeno un re.
La natura ha riposto in ciascuno di noi un tesoro unico. Chi riesce a cogliere questo tesoro, crea arte, letteratura, sapere, e coltiva ricchezza. Ma chi allo stesso tempo si circonda di eserciti, armi, e di una massa di sudditi obbedienti, corre il rischio di alienarsi. Se l'io occupa uno spazio smisurato, l'individuo si lascia prendere da idee folli. Khomeini era un leader religioso speciale, ma quando arrivò ad avere migliaia di cannoni, centinaia di aerei e un milione di seguaci obbedienti, diventò uno stupido dittatore. L'ayatollah Khamenei, l'attuale leader dell'Iran, era un imam retto, timorato di Dio, ma oggi fa torturare i suoi vecchi compagni nelle prigioni della repubblica islamica. E vuole fabbricare la bomba atomica. Saddam Hussein era un ufficiale ammirevole, ma ha annientato se stesso e migliaia di persone. Bashar Assad, il presidente della Siria, è pronto a ricorrere alle armi chimiche per restare al potere.
Com'è possibile che in certe posizioni gli uomini diventino despoti spietati? Nel mio nuovo romanzo ho provato a scandagliare questo meccanismo. Il protagonista è un re simpatico, ma è cieco a tutto ciò che gli accade intorno, abusa del suo potere e commette crimini contro l'umanità.
Cosa conta di più, dunque: il denaro o il sapere? Il potere conta più di tutto. Ma non dimenticare: il più potente in tutto questo sei tu!
(traduzione di Gabriella Basso Ricci)
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