Una delle virtù migliori di un buon romanzo sono i suoi personaggi. Più credibili sono («a tutto tondo», si direbbe mutuando l'espressione della critica d'arte) e più il romanzo cattura l'attenzione del lettore. Più interessanti e autentici appaiono i loro caratteri e maggiore è la possibilità che un lettore finisca per calarsi nei loro panni. Ovviamente questa virtù non è che una faccia della medaglia. L'altra è rappresentata dalla frustrazione che il lettore appassionato prova nell'innamorarsi di un personaggio ma di non poterne mutare il destino. I personaggi, infatti, possono essere vivacissimi, vitalissimi e altrettanto credibili, ma non possono veder mai cambiato il loro fato.
Almeno fino al 2007 è stato sempre così. Perché abbiamo detto 2007? Semplicemente perché in quell'anno a una giovane studiosa britannica, appassionata da sempre dei romanzi di Jane Austen tanto da farne materia della sua tesi di laurea a Oxford, ha scritto il libro «Lost in Austen». Un libro-gioco, verrebbe da dire. Dove il lettore (preferibilmente lettrice) è invitato a calarsi nei panni di Elizabeth Bennet, la giovane protagonista di «Orgoglio e pregiudizio». Una sorta di gioco dell'oca dove si perdono e acquistano punti a seconda delle decisioni che si prendono nel corso della lettura. A chi accetta la sfida viene data una dote iniziale di punti (divisi tra le categorie di Autostima, Intelligenza e Fortuna). A seconda delle decisioni che si prendono via via, si possono perdere e acquistare punti e si possono ovviamente ottenere destini e risultati ben differenti da quelli nei quali la Austen ha relegato una volta e per sempre la giovane eroina del suo romanzo più famoso di cui proprio quest'anno ricorrono i duecento anni dalla pubblicazione. E proprio in occasione di questa ricorrenza la casa editrice Hop! porta nelle librerie italiane la traduzione di questo volume-gioco (pagine 384, 21 euro).
Un modo per celebrare il genio della Austen ma soprattutto per dare soddisfazione a quei lettori (tanti davvero) da sempre innamorati dei personaggi dell'autrice di «Ragione e sentimento». Non è un caso che sia proprio la Austen ad avere il primato di fan club e di circoli di lettura e lei dedicati. Da sempre infatti i lettori discutono delle dinamiche sociali cui sono costretti a confrontarsi i suoi personaggi. Quasi un gioco di società o meglio una bella indagine sociologica. Insomma i caratteri alla Elizabeth Bennet sono entrati a tal punto nell'immaginario collettivo da divenire col tempo indipendenti dal contesto in cui sono nati.
Basta vedere la fortuna dei film tratti dai romanzi della Austen, a partire da «Il club di Jane Austen» scritto e diretto da Robin Swicord e interpretato da Maria Bello (nella foto attrice e regista). Una pellicola che proprio nel 2007 ha preso spunto da un fenomeno davvero molto diffuso nel mondo anglosassone per raccontare, come in un gioco di specchi e di rimandi, una storia «alla Jane Austen» che prende spunto proprio dall'amore per la scrittrice britannica.
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