"La polveriera" dello Strega è già pronta a esplodere

L'organizzatore narra i retroscena del riconoscimento più ambito

C he la prossima edizione del Premio Strega si svolga alla Leopolda? Non c'è pericolo, forse, finché al comando della «polveriera» del Premio Strega c'è Stefano Petrocchi, un innovatore della tradizione, che arriva in libreria con un romanzo memoir: il titolo è proprio La polveriera (Mondadori, pagg. 202, euro 17). Cosa può spingere alla lettura di un libro su un premio letterario? I motivi sono molti. Su tutti l'abilità di Petrocchi, saggista e direttore della Fondazione Bellonci e segretario del comitato direttivo dello Strega, nel raccontarci la fatica di affrontare le fauci dei grandi gruppi editoriali, pronti a tutto pur di vincere il desiato Premio. Un Premio che incontra i favori del «grande pubblico» dei lettori: quel pubblico solitamente impegnato a passare da una Parodi all'altra, da una Bignardi all'altra, da un Camilleri all'altro.

Il protagonista, alter-ego di Petrocchi, cerca di portare la dignità a casa (Bellonci) riuscendoci, a quanto si legge, egregiamente. Attraverso trovate narrative che rendono vivace la lettura - l'idea di un appuntato, di un giovin rampollo che ha in testa di fare «cultura alternativa» e di una blogger- si leggono curiosità che strappano più di un sorriso sugli oltre quattrocento Amici della Domenica che determinano il vincitore del vero premio: dal reporter inviato di guerra, che certo non ha tempo di leggere narrativa, al «dotto italianista che giustifica le ripetute assenze con la scusa che la visione di cinque scrittori viventi l'avrebbe ucciso all'istante». La trama assume anche le tinte di un giallo: non tanto sulla morte di Anna Maria Rimoaldi, morta a 83 anni (per cause naturali ma «in circostanze non chiare»), piuttosto nel rapporto che il protagonista aveva con lei che nel romanzo chiama sempre «Il Capo». Certamente il libro è anche una storia (parziale) del Premio Strega: dalle contestazioni del '68 alle polemiche Newton&Compton fino alla recente edizione che ha visto prevalere di pochi voti su Antonio Scurati il Tiziano Scarpa di Stabat Mater . Senza dimenticare la «pacchianeria che non manca mai quando si accendono i riflettori della mondanità». Mondanità a parte il romanzo di Petrocchi consente di capire più da vicino quale macchina complicata sia la gestione di un premio così ambito, quali equilibri delicati (quasi politici) vadano gestiti, quanta importanza ricopra lo Strega per l'editoria italiana.

Un compito difficile che non manca di qualche vantaggio, come la pubblicazione di un romanzo che - se fosse stato scritto da uno dei tanti che ogni anno, «malgrado il regolamento dello Strega sia chiarissimo», continuano, come sottolinea Petrocchi, ad inviare alla sede del Premio «romanzi inediti, raccolte e saggi di erudizione varia» - avrebbe rischiato di finire nel cestino degli editori. A prescindere dalla qualità.

twitter: @gianpaoloserino

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