Un lungo viaggio nel medioevo inseguendo Guerin Meschino

Come un rimpianto d'assoluto, un desiderio di tornare all'unità di corpo e spirito. Quasi un richiamo, carnale, al sentirsi vivi senza mediazioni intellettualistiche. Insomma un «ergo sum» senza per forza un «cogito», di cartesiana memoria, davanti. Questi alcuni dei temi forti che hanno portato molti autori negli ultimi anni a ripensare il Medioevo. Per citarne qualcuno tra gli italiani: Tommaso di Carpegna Falconieri nel suo saggio Medioevo militante. La politica di oggi alle prese con barbari e crociati (Einaudi, pagg. 344, euro 19) o Massimo Arcangeli con Il Medioevo alle porte (Liberilibri, pagg. 272, euro 18).
Ora a riflettere sul tema è anche Luca Negri con Il ritorno del Guerin Meschino. Appunti per comprendere il nuovo Medioevo (Lindau, pagg. 120, euro 13). Lo spunto di partenza è la splendida favola, un vero tormentone pop derivato dalle chansons de geste, messa su carta per la prima volta dal “menestrello” Andrea di Jacopo da Barberino (1370 circa - 1432). Il Guerin Meschino infatti, non è stato solo un enorme e duraturo successo editoriale (che ha fornito un'infinità di spunti a Pulci, Ariosto e Boiardo): è stato anche una sintesi delle idee del Medioevo. Tra le sue pagine: la ricerca dell'identità, la conoscenza esoterica e sibillina, la necessità di passare dalla carne e dai suoi misteri per giungere all'elevazione spirituale, il culto per il viaggio e l'avventura, l'inevitabile catarsi finale.
Da ognuna di queste linee gnostiche, così diverse dalla fredda conoscenza illuministica, Luca Negri deriva ragionamenti sull'oggi e su quegli intellettuali che hanno rifiutato il materialismo d'accatto o la tecnocrazia bieca. Ecco sfilare le riflessioni sulla modernità di Jünger, di Florenskij, di Nikolaj Berdajev (quasi profetico con il suo Nuovo Medioevo), di Drieu La Rochelle e di tanti altri ancora. Ed ecco anche le riflessioni di quegli storici che ci hanno raccontato un Medioevo vivo o anche un Medioevo del diritto (la definizione è del giurista Paolo Prodi). E se Negri non nasconde mai le radici profondamente cristiane che animano il suo ragionare, gli spunti che regala sono per tutti.

Perché il suo “sogno” medievale non è mai retrivo, o anche soltanto di parte. Semmai libertario e incentrato su un'idea di unità e coerenza forse irrealizzabile, ma che resta splendida chimera. Quasi riflesso della città di Dio agostiniana.

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