Giro d'Italia

L'epica del Giro che svelava la vera identità italiana

Curzio Malaparte in "Coppi e Bartali" raccontò nell'Italia postbellica la rinascita del Paese sulle tracce della rivalità tra i due campioni del ciclismo sulle strade del Giro

L'epica del Giro che svelava la vera identità italiana

Gino Bartali, Fausto Coppi e un dualismo rimasto nella storia fino ai giorni nostri, a simboleggiare le diverse anime dell'Italia della Ricostruzione: "Se Bartali è più uomo, Coppi è più sportivo", scriveva Curzio Malaparte nel suo racconto dell'Italia postbellica condotto con le lenti della rivalità sportiva più celebre del tempo. Bartali e Coppi pedalavano sulle strade di un Giro d'Italia divenuto, dal 1946, tra i simboli della ritrovata unità dell'Italia nata dalla Resistenza. Un Giro che affascinò Indro Montanelli, per diverse edizioni intento a seguirne la carovana, e stregò Malaparte, che nel suo Coppi e Bartali, traduzione italiana di un saggio pubblicato nel 1949 dalla rivista francese Sport Digest (Le deux visages de l’Italie: Coppi e Bartali), costruì un racconto del Paese nell'era repubblicana partendo da un dualismo noto anche all'estero.

"Democristiano" Bartali, "comunista" Coppi, secondo la vulgata dell'epoca. Ma per Malaparte questo dualismo è riduttivo. In Bartali e Coppi Malaparte vedeva due anime complementari del nostro Paese, due figli di due diverse province d'Italia capaci di portare un comune contributo alla riconciliazione nazionale. "Bartali appartiene a coloro che credono alle tradizioni e alla loro immutabilità, Coppi a coloro che credono al progresso", notava Malaparte, "Gino è con chi crede al dogma, Fausto con chi lo rifiuta, nella fede, nello sport e nella politica così come in ogni altro ambito". Il primo uomo dell'Ottocento nato per pedalare, il secondo uomo del suo tempo e atleta del Duemila in anticipo, per la cura spasmodica al dettaglio, ai particolari, alla preparazione atletica. E ancora, "Bartali crede all'aldilà, al paradiso, alla redenzione, alla resurrezione, a tutto ciò che costituisce l'essenza della fede cattolica" è per Malaparte come Montanelli il De Gasperi della carovana rosa, mentre "Coppi è un razionalista, un cartesiano, uno spirito scettico, un uomo pieno di ironia e di dubbi che confida solo in se stesso, nei propri muscoli, nei polmoni, nella buona sorte".

Per Malaparte Ginettaccio è un uomo nel senso antico e metafisico della parola, mentre Coppi è un meccanico, attento alla messa a punto del suo corpo-macchina. L'Italia che procedeva verso il boom economico tra tradizione e innovazione in larga misura scelse di fermarsi all'artigianato: in campo economico, con i distretti industriali; in campo sociale, con il placido rifugiarsi delle comunità all'ombra delle parrocchie e delle Case del Popolo; in campo sportivo, riscoprendo l'unità per mezzo della bicicletta ben prima che attraverso l'automobile e le grandi infrastrutture. Un'Italia che si trovava su più fusi orari storici, come sottolineato da Malaparte: "Mentre Bartali è passato dall'aratro alla bicicletta, Coppi, quando ha sposato la bicicletta, aveva già ripudiato la terra. Bartali è figlio di una zona della Toscana che è rimasta contadina, Coppi di una zona del Piemonte in cui il contadino appariva già tinto di spirito proletario".

E del resto l'Italia del tempo presentava molti dualismi di questo tipo. Dualismi che non sempre erano nati sulla scia di rivalità o competizioni, ma è difficile non vedere in fin dei conti in letture come quella di Malaparte (o Montanelli) dell'epica del ciclismo e dei suoi protagonisti la spasmodica ricerca di punti di riferimento capaci di identificare l'Italia con la rinascita figlia della fatica e dell'operosità. Come se fosse certo che, come ha scritto Contrasti, "nel susseguirsi di vittorie e sconfitte, trionfi e delusioni tra questi due titani della bicicletta, non possono che ritrovarsi le vicende umane, delle generazioni e dei popoli. Forse, come già Pindaro millenni prima, in questi atleti egli ritrova l’incarnazione della sofferta corsa degli uomini verso la pace, la libertà e la felicità". Una corsa paragonata a quella di un Paese intero che col duro lavoro sarebbe, proprio a partire dalla provincia, rinato dopo la distruzione bellica. La provincia, che è la vera natura dell’Italia, il liceo severissimo in cui la classe dirigente del Paese in ricostruzione si era formata (si pensi a Alcide De Gasperi, Enrico Mattei, Giorgio La Pira), era anche l'habitat naturale della rivalità Coppi-Bartali. Snodatasi per sentieri alpini ed appenninici, borghi e centri isolati nelle tappe lontane dalle grandi città. Capaci di ricondurre a unità un Italia figlia della sua anima più profonda, quella della particolarità, che nel sudore dei "girini" e nella dialettica tra campioni si riconosceva.

Nel giorno in cui parte il Giro d'Italia, le parole di Malaparte parlano anche all'Italia della nuova Ricostruzione post-pandemica.

Coppi e Bartali - di Curzio Malaparte

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