Con romanzi come Alex (Mondadori, 2011) e L'abito da sposo (Fazi, 2012), il francese Pierre Lemaitre ha raccontato alcuni malesseri sociali diffusi nel suo Paese. Con Lavoro a mano armata (Fazi) mette ora il dito nella piaga dell'attuale crisi europea, raccontando come il nuovo sistema lavorativo internazionale possa avere punti di contatto con la criminalità. Lo scoprirà il protagonista, Alain Delambre, il quale, ex direttore del personale di un'importante agenzia, si trova disoccupato. Sarà costretto a lavorare in una ditta che confeziona pacchi e poi accetterà di simulare il rapimento dei dirigenti di una grande impresa che vuole testare le capacità dei suoi uomini.
Pura fiction? Per nulla. «Una mattina - spiega l'autore - alla radio sentii una notizia curiosa. Un'azienda aveva organizzato la falsa cattura dei propri dipendenti per verificare la solidità psicologica del personale». Il libro si apre con una citazione dal Gattopardo. «Mi sono sentito spesso vicino a Don Fabrizio Salina, con la sua aria fine secolo. Mi sembrava che la mia morale e il mio punto di vista sulla realtà non potessero trovare posto nel mondo in cui vivevo», confessa Lemaitre.
Lavoro a mano armata è la storia di un ingranaggio: Delambre si trova preso in una spirale di eventi da cui non può in alcun modo sfuggire. È la storia di una nevrosi: il personaggio è ossessionato dall'idea di trovare lavoro. Lo scatenarsi della violenza nel libro è graduale, un crescendo progressivo, quasi impercettibile nelle prime pagine. Una scelta ben ponderata dall'autore: «Ho cercato di raccontare degli atti che potessero tradurre questo lento scatenarsi della violenza nonostante l'essere del mio personaggio.
Non si nasce violenti, lo si diventa. E ognuno di noi può diventarlo a qualsiasi età e in circostanze inaspettate. Del resto oggi il romanzo noir è il linguaggio più sicuro per descrivere le tensioni che attraversano la società. E comunque il poliziesco in genere è sempre stato un potente analizzatore dei nostri crimini sociali. Io ho scelto il noir perché... non avevo altra scelta».
Quanto ai nuovi modelli aziendali imperanti, Lemaitre ha le idee chiare. «Nelle società democratiche - spiega - il consenso dei governati è indispensabile. Anzi, è la condizione necessaria della sopravvivenza della società stessa. La gestione manageriale è uno strumento di dominio un po' più performante degli altri, ma risponde completamente a questa logica: mira a costringere i quadri a fare di se stessi esattamente ciò che le élite hanno deciso. Per formarli si punta così sul falso registro dell'autenticità, mettendo in atto relazioni cool basate sulla spontaneità, la confidenza, la simpatia, le affinità umane, l'autostima. A ben guardare, sono strumenti di una povertà e di una mediocrità sconvolgenti. Purtroppo si è soliti pensare che, nonostante tutto, questo meccanismo non funzioni affatto male. Perciò i dirigenti hanno pretese sempre più ambiziose. Sono convinti di aver acquisito dei diritti sulla sorte economica dei dipendenti ma anche sulla loro salute psichica e sulla loro vita privata».
Insomma,
ispirandosi a un fatto di cronaca, Lavoro a mano armata aggiunge soltanto un degrado supplementare: la direzione delle nuove aziende potrà rivendicare d'ora in avanti anche il diritto di vita e di morte sui propri dipendenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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