Le piccole comunità nascondo sempre terribili segreti. Segreti che spesso hanno l'odore acre e pungente della morte. Lo ha raccontato in tante sue storie ambientate nel Maine lo scrittore Stephen King ed ora fa suo questo archetipo letterario anche l'esordiente milanese Samuel Giorgi che incanala tutta la sua passione per la suspense nel romanzo Il Mangiateste (Piemme, pagg. 413, euro 17,50). Un thriller che per certi versi potrebbe ricordare It del maestro americano (a partire dall'inquietante copertina che mostra un clown) e per gli sviluppi narrativi potrebbe avvicinarsi anche certe puntate del serial Criminal Minds. Giorgi è abile nello scegliere un'ambientazione singolare come quella montana nel piccolo paese di Grazzeno nella Val D'Ossola, un paese in cui tutti conoscono tutti e tutti potrebbero avere qualcosa da nascondere. Un luogo dove all'improvviso si suicidano misteriosamente 13 persone che sembrano non avere alcun legame fra di loro: «persone troppo normali, troppo semplici per aver concepito l'idea del suicidio. Gente fatta di legno e di pietra, con la vita segnata dal ritmo dei ruscelli e dai colpi d'ascia, che conosceva e vestiva i colori e i sapori delle stagioni. Gente d'altri tempi. Gente così, di norma, non si ammazza». È proprio per l'anomalia di queste morti che viene chiamata a indagare Luna Fontanasecca, giovane criminologa che è abituata a lavorare nella squadra di Bruno Widmann. La loro specialità sono i casi irrisolti, strani che spesso possono avere tangenza con il paranormale.
E, in effetti, qualcosa di misterioso sembra davvero essere successo fra le pareti di Villa Luce, la clinica locale dove vengono ricoverati i malati psichici. Alcuni bambini raccontano storie spaventose che hanno per protagonista un mostro chiamato Mangiateste, capace letteralmente di far esplodere la mente delle sue vittime.
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