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«Un manuale contro le mode Senza filosofia non c'è scienza»

«Un manuale contro le mode Senza filosofia non c'è scienza»

Più che un manuale, una bussola rigorosa per orientarsi dentro il ginepraio del pensiero, una guida aliena da qualunque moda intellettual-chic, oltre che un totem per generazioni di liceali. È la Storia della filosofia occidentale dipanata da due studiosi che ormai sono un sostantivo: Giovanni Reale, grande esegeta del pensiero antico, e Dario Antiseri, esperto di epistemologia. «Il» Reale-Antiseri, appunto. Di cui recentemente l'editore La Scuola ha pubblicato una nuova edizione (la prima è del 1983), dal titolo aggiornato in Storia del pensiero filosofico e scientifico. Tre volumi divisi a loro volta in sette tomi. Per indagarne spirito e novità, non c'è niente di meglio che rivolgersi allo stesso Reale.
Professore, una domanda banale che però è la premessa: perché questa nuova edizione?
«I motivi sono molteplici, e in realtà hanno a che fare con la nostra stessa visione filosofica. Noi diamo un grande valore alle idee dell'uomo, ma sempre dell'uomo in senso storico, dell'homo viator, che cammina, evolve, varia. In questo senso, un aggiornamento s'imponeva. Io all'inizio ero molto titubante, ma Antiseri era convinto, e giustamente, di questa necessità. Che era anche logistica, perché dall'anno prossimo ogni manuale scolastico dovrà avere un suo corrispettivo disponibile in internet, e il nostro non si prestava a quest'operazione».
Sono presenti grosse novità, contenutistiche e formali, rispetto all'edizione classica?
«Questo nuovo lavoro non modifica le nostre interpretazioni della storia della filosofia, ma le integra con nuove acquisizioni. La sua ragione di fondo è: mostrare la continuità tra il pensiero filosofico e quello scientifico, contro la vulgata manichea che li vuole separati, se non configgenti. Quella scintilla che si accese in Grecia, e che chiamiamo filosofia, non è una creazione improvvisa, ma la comparsa di una nuova mentalità che sarà anche quella scientifica. Fu un grandioso cambiamento nel modo di pensare gli uomini e le cose, e nel modo di comunicarlo. Prima, la cultura era la conoscenza a memoria dei poeti, in primis Omero. Per rispondere alla domanda “che cosa pensi della virtù?”, si elencavano i modelli di Achille, Ulisse... Socrate spariglia tutto questo, chiede a chi si limita a ripetere questa conoscenza orale il “perché” delle sue ripetizioni, e non si acquieta, manda in crisi il politico incalzandolo su “che cos'è” la politica... È un salto irreversibile, che diventerà compiuto con Platone, è il salto dall'Olimpo omerico all'Iperuranio delle idee, dall'immagine al concetto».
Senza cui non si darebbe nessuna scienza, par di capire...
«Certo, non c'è cesura profonda, c'è una straordinaria continuità, nel pensiero occidentale. Vede, Antiseri è un grande amante della scienza (ma in realtà lo sono anch'io), e proprio per questo concordiamo su una distinzione fondamentale: la scienza non è quello che nella communis opinio è lo scientismo, cioè l'arroganza dogmatica delle nozioni accumulate. L'acquisizione della scienza non è la verità incontrovertibile, anzi è tale solo perché potenzialmente falsificabile. Ormai è impossibile tornare al di qua di questo paletto irrinunciabile piantato da Karl Popper. E il principio di falsificazione è esattamente il punto d'incontro principe tra me e Antiseri, la stella polare del nostro lavoro».
Ci saranno altre convergenze nell'approccio, immagino...
«Ovviamente. Anzitutto, siamo entrambi credenti. Quindi, abbiamo entrambi un solo dogma: Dio si è fatto uomo. Tutto il resto è lasciato alla libera e fallibile ricerca degli uomini. Quest'impostazione ha stupito molto, ad esempio, in Russia, quando siamo andati a ritirare la laurea honoris causa. Lì, dopo decenni di regime, erano abituati a pensare che ci fossero certe dottrine e certi filoni culturali innominabili a priori. Poi, con Antiseri c'è un'identità di metodo, che io chiamerei ermeneutico. In sintesi, ogni autore viene sviscerato su “cosa” ha detto, sul “perché” l'ha detto, e sul “come”. Per questo, abbiamo praticato una nuova immersione nei testi originali dei filosofi, tanto che Dario ha dovuto comprare una casa in più per tutti i libri accatastati».
Qual è il valore aggiunto che ritiene di offrire agli studenti, con questa nuova uscita?
«Mostrare loro, appunto, che le grandi tappe del pensiero occidentale, la filosofia greca, l'avvento del cristianesimo, l'affermazione della scienza, non sono atomi separati, ma danno corpo a un'unica, grande avventura intellettuale. La forma di nichilismo vincente oggi è questo, è relativismo: ridurre i capisaldi del pensiero a ticket, offerte sezionate e banalmente interscambiabili tra di loro. È una suggestione che si rintraccia in Camus, per cui due idee sono uguali, perché tutte le idee valgono zero. Nel piattume indifferenziato, può allora trionfare comodamente lo scientismo.

Ecco, noi vogliamo restituire unità a questo quadro frammentato e relativista, vogliamo ricordare che le scienze particolari le ha scoperte il più grande metafisico della storia, Aristotele, e le ha potute scoprire proprio perché metafisico, perché si poneva dalla parte del tutto. La verità è come la luce, diceva lo Stagirita, ma gli occhi dell'uomo sono come quelli delle nottole, vedono di più quando è buio. Ecco, speriamo che non si faccia troppo buio...».

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