Per un caso, o un destino, Mario Lodi se ne è andato a pochi giorni di distanza dal ricordo di Alberto Manzi in una fiction Rai. Maestro degli italiani, Manzi; maestro dei bambini, e innovatore nel mondo dell'insegnamento, Lodi: per tutti «il Maestro del Vho». Lodi è morto ieri nella sua casa di Drizzona, vicino a Cremona (le esequie saranno domani, alle 15 nella chiesa di Drizzona). Aveva 92 anni. Nato a Piadena il 17 febbraio 1922, Lodi inizia la sua carriera nel 1940 quando si diploma maestro elementare. Dopo aver subito l'esperienza del carcere per motivi politici negli anni della Seconda Guerra Mondiale, nel '48 è nominato maestro di ruolo a San Giovanni in Croce e in quel tempo viene in contatto con il Movimento di Cooperazione Educativa, un gruppo di insegnanti che intendono adeguare l'insegnamento della scuola pubblica ai principi della Costituzione repubblicana. Nel 1956 ottiene il trasferimento alla scuola elementare di Vho. Ed è proprio in questa scuola che, in 22 anni di insegnamento, realizza libri di narrativa conosciuti ovunque, alcuni dei quali scritti insieme ai suoi alunni, come Bandiera, il bestseller Cipì, C'è speranza se questo accade al Vho, Il paese sbagliato...
La sua vita e la sua attività professionale si sono svolte interamente nel Cremonese, in un ambiente rurale ricco di spunti di riflessione e caratterizzato dalla ricostruzione post bellica e dal processo di alfabetizzazione della gente delle campagne. È proprio nel contatto quotidiano con i bambini, con la loro osservazione partecipe che Lodi ha ridisegnato il valore della scuola, ne ha cambiato aspetti didattici e metodologia di lavoro. Il suo impegno culturale e civile è continuato fino a pochi mesi fa attraverso l'Associazione culturale «Casa delle Arti e del Gioco» con l'obiettivo di costruire un centro studi e ricerche sui processi di sviluppo della conoscenza e della cultura del bambino.
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