Che tipo di legame simbiotico può esistere fra due gemelli omozigoti? Quanto le grandi lobby economiche possono influire sull'elezione dei nuovi politici americani? Queste due domande si è posto Scott Turow scrivendo Identici (Mondadori). Un romanzo per cui il maestro del legal thriller rivela di aver utilizzato modelli letterari speciali come La commedia degli errori di Shakespeare, Menecmi di Plauto e soprattutto il mito greco di Castore e Polluce. Non è casuale che al centro delle vicende ci sia lo scontro di potere fra due grandi famiglie greche che portano i nomi di Kronon e Gianis, così come non casuali sono i nomi della povera vittima Dita che viene assassinata e quello del suo supposto killer Cass e del padre di lei che si chiama nientemeno che Zeus. Scott Turow (che sarà domani alle 21 al Teatro Studio di Roma per «Libri come») è spontaneo anche nel confessare che è stata una vicenda familiare a scatenare la stesura del romanzo.
Come mai ha scelto di occuparsi di un tema come quello dei gemelli?
«Avevo da poco compiuto tre anni quando mi fu detto che mia madre era stata ricoverata in ospedale per partorire due bimbi. Ma tornò a casa solo con mia sorella. Nessuno mi spiegò perché il secondo figlio non fosse mai arrivato. Questo sarebbe stato un evento difficile da comprendere per qualsiasi bimbo, ma soprattutto per me che già all'epoca avevo un rapporto difficoltoso con mio padre. Era ostetrico, per cui mi chiesi subito perché lui che quotidianamente salvava la vita a decine di bambini e li faceva nascere non avesse aiutato in alcun modo il mio fratellino. Ho sempre visto mio padre come una figura minacciosa. E così cominciai a chiedermi cosa fosse davvero successo a mio fratello. Arrivai a supporre che fosse stato mio padre a eliminarlo, visto che più di una volta anch'io mi ero sentito in pericolo davanti a lui. Immaginatevi quanto nella mente d un bambino si potesse amplificare un evento del genere. Sospettai persino che il bimbo morto fosse un gemello che assomigliava a me in tutto e per tutto e che per questo era stato eliminato. Cominciai a frugare in casa per trovare elementi che potessero spiegarmi cosa era davvero successo e quando trovai un libro dedicato a mio fratello e in cui mia madre aveva scritto il suo nome cominciai a essere sicuro che quella morte non era stata affatto casuale. Ho dimenticato per anni questa vicenda che da piccolo mi sconvolse fino a quando non mi sono messo a scrivere Identici».
È vero che è stato un caso di cronaca nera a far riemergere questa storia dalla sua memoria?
«Certamente. Si tratta della morte di Valerie Percy avvenuta nel settembre del 1966 a pochi chilometri dalla casa dei miei. Chiacchierando con alcuni amici di quel terribile omicidio ho scoperto che la ragazza assassinata era una gemella omozigota e da lì la mia memoria di scrittore si è scatenata e ha ricollegato quell'evento a quelli accaduti nella mia famiglia».
Nel libro lei denuncia l'invadenza dei ricchi americani nel mondo della politica.
«Il boxeur John Lewis diceva sempre: sono stato ricco e sono stato anche povero ma sicuramente è meglio essere ricchi. È un assioma che purtroppo è valido per molte condizioni della nostra vita. Ho sempre raccontato nei miei libri quanto i ricchi purtroppo abbiano enormi vantaggi sugli altri nel sistema di vita americano. Chi ha più soldi è meglio accettato e condiziona inevitabilmente il mondo che lo circonda. Negli Stati Uniti, anche dopo scandali come il Watergate che riguardarono i fondi occulti di finanziamento politico nascosti dal presidente Nixon, esistono lobby economiche in grado di condizionare la politica. Le corporazioni hanno ancora un grande potere di influenza per far eleggere certi candidati. Solo in teoria una persona equivale a un voto e la grande ricchezza di alcuni può essere pericolosamente decisiva in campo politico».
Identici è un thriller con molti spunti presi dalla letteratura classica?
«Volevo scrivere qualcosa di diverso. Così ho pensato che fosse interessante scrivere qualcosa che potesse avvicinarsi a quello che aveva realizzato Jane Smiley con il suo romanzo A Thousand Acres. In quella storia re Lear diventa un agricoltore. Io invece ho preso il mito di Castore e Polluce e l'ho reinterpretato.
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