La miss di Hornby vale per tre: sexy, simpatica e furba

Una come Sophie Straw, la protagonista del nuovo romanzo di Nick Hornby, Funny Girl (Guanda, pagg. 384, euro 18,50, traduzione di Silvia Piraccini) guadagnerebbe il mio voto a mani basse, in un concorso di bellezza. Perché Sophie, che all'inizio della storia si chiama Barbara, è una non-aspirante-miss che diventa Miss Blackpool per forse quindici minuti: una volta eletta tra una schiera di pretendenti, capisce che dovrà essere miss per altri 354 giorni, e molla il titolo fra lo stupore generale. Perché lei è a quel concorso solo per compiacere papà e zia, ma il suo vero sogno è «far ridere la gente». Perciò scappa da Blackpool e raggiunge Londra, perché tutto, nel 1964 in cui è ambientata la vicenda, succede lì per chi vuole emergere. È bella, bionda, ha le curve al posto giusto: le manca solo che qualcuno le dia una chance. Anche se all'inizio è dura: lavora nel reparto cosmetici di un'importante negozio, condivide l'appartamento con Marjorie, ragazza tonta e che russa parecchio, e i primi ganzi con i quali esce sono maschi fedifraghi senz'altra prospettiva che portarla a cena dove ogni tanto mangia Mick Jagger e poi terminare la serata in uno scannatoio.

Il colpo di fortuna però arriva: nelle vesti di Brian, brillante manager, che decide di puntare su di lei e sul suo umorismo e la spedisce ai provini della BBC. Perché lo strapotere della radio sta lasciando il posto a quello della tv, e con la sua prorompente simpatia Sophie, che adesso si chiama così e non più Barbara, potrebbe farcela. E ce la fa, all'audizione fa scintille e diventa protagonista di una sit-com tagliata su misura per lei, intitolata Barbara (e Jim) : è lei a ispirare coi suoi ragionamenti spassosi i due sceneggiatori gay e il produttore-regista, gli altri protagonisti della storia. È lei la star delle sedici puntate della prima serie e, visti i risultati, della seconda. È su tutte le copertine, le ragazze inglesi adesso vogliono essere lei, vestire come lei, parlare col suo accento: Sophie è nata per il successo. Però.

Però Nick Hornby, l'irriverente autore di libri cult come Alta fedeltà e Febbre a 90° , che qui torna al romanzo dopo una pausa di cinque anni, è un marpione che sa come rigirarsi il lettore per quasi 400 pagine, senza abbassare mai il livello del gioco (perché scrittura e lettura sono anche un gioco e non il piagnisteo pseudo intimista o il filosofico sbadigliante niente di certi italici autori) e ci propone un libro dalla portentosa capacità attrattiva.

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