MISTERI D’ITALIA

«Chi tocca il Principe avrà del piombo, chi non lo tocca avrà dell’oro». È una delle frasi più inquietanti, allusive e in qualche modo profetiche contenute in un libro misterioso, strettamente legato alla morte di Pier Paolo Pasolini e all’altrettanto enigmatico capitolo mancante di Petrolio intitolato «Lampi sull’Eni» del quale molto si è parlato mesi fa quando il senatore Marcello Dell’Utri ne annunciò il ritrovamento, subito smentito.
Un Principe (Cefis?), il piombo (un omicidio?), l’oro (nero?). Il libro in questione - che oggi viene pubblicato da Effigie a quasi 40 anni dalla sua fugace comparsa e immediata sparizione - s’intitola Questo è Cefis. L’altra faccia dell’onorato presidente e fu scritto nel 1972 da tale Giorgio Steimetz, pseudonimo dietro il quale quasi sicuramente si nascondeva Corrado Ragozzino, titolare dell’Agenzia Milano Informazioni che editava il volume, un istituto finanziato da Graziano Verzotto (morto tre mesi fa), uomo di Enrico Mattei ed ex presidente dell’Ente minerario siciliano nonché fiero avversario di Cefis (anche se per lo studioso Riccardo Antoniani il vero autore è Luigi Castaldi, un ex membro della formazione partigiana comandata da Cefis e operante in Val d’Ossola). Comunque, il libro fu immediatamente ritirato dal mercato e da tutte le biblioteche italiane, sparendo dalla circolazione. È irreperibile anche nella Biblioteca nazionale di Roma e in quella di Firenze (alle quali per legge dev’essere inviata una copia di ogni libro stampato in Italia). Perché tanta paura? E che cosa contengono quelle pagine? Parecchie cose. Interessanti ancora oggi.
Questo è Cefis è una biografia-inchiesta, non autorizzata e con tante rivelazioni scottanti, su Eugenio Cefis (1921-2004), una delle figure più inquietanti e controverse della storia repubblicana, presidente dell’Eni nel ’67 e poi della Montedison nel ’71, potentissimo timoniere del pubblico-privato, al centro di molte trame segrete, addirittura indicato come il fondatore della loggia P2. Il libro, che svela le trame del «burattinaio» Cefis, avanza persino l’ipotesi che abbia avuto un ruolo nella tragica fine di Mattei (cui successe alla guida dell’Eni), morto nell’ottobre 1962 precipitando con un aereo nelle campagne di Bascapè, vicino Pavia. Incidente sul quale non è mai stata fatta completa chiarezza. Ecco perché qualcuno (gli uomini della Montedison?) fece sparire il libro: per scongiurare al Presidente/Principe l’eventualità di un’inchiesta giudiziaria.
Tutto ciò accade, come detto, nel ’72. Lo stesso anno in cui Pasolini inizia a scrivere Petrolio, grande romanzo sul Potere, un libro che scava nel rapporto tra economia e politica, le bombe fasciste e di Stato e le società segrete, a partire proprio dalla figura oscura di Cefis che in Petrolio viene ribattezzato «Troya», mentre Mattei si intravede dietro il personaggio di «Bonocore». Sono gli stessi temi del libro di Steimetz-Ragozzino, testo che infatti Pasolini conosce bene (glielo passa nel settembre del ’74, fotocopiato, lo psicoanalista Elvio Fachinelli). Petrolio è però destinato a rimanere incompiuto (sarà pubblicato postumo da Einaudi nel ’92): nel novembre ’75 Pasolini viene ucciso all’Idroscalo di Ostia. Secondo la versione ufficiale per motivi sessuali. Secondo qualcuno, invece, perché era venuto a conoscenza dei mandanti dell’omicidio Mattei...
E proprio indagando sulla morte di Mattei, in un’inchiesta riaperta nel ’94 e durata fino al 2003, il giudice pavese Vincenzo Calia nota per primo le analogie e le simmetrie fra Questo è Cefis (libro di cui riesce fortunosamente a trovare una copia superstite, su una bancarella) e il romanzo incompiuto di Pasolini. Una comparazione sviluppata peraltro in maniera precisissima da Silvia De Laude per l’edizione di Petrolio del 2005 per Mondadori ma che - stranamente - finisce confinata nelle note (mentre il resoconto sull’inchiesta del giudice Calia che collega la morte di Mattei a quella di Pasolini sparisce del tutto, si dice per un diktat di Grazia Chiarcossi, parente ed erede del poeta e curatrice della prima edizione del romanzo). Comparazione che nella nuova introduzione a Questo è Cefis firmata da Carla Benedetti e Giovanni Giovannetti (l’editore di Effigie) risulta invece particolarmente efficace. Tanto da rendere più che convincente (giusto per chiudere il complicato cerchio storico-filologico) l’ipotesi dell’esistenza del famoso capitolo mancante «Lampi sull’Eni», quello sul ruolo di Cefis-Troya nello stragismo italiano legato al petrolio, quello riapparso e scomparso dalle mani di Dell’Utri.

Un capitolo-fantasma che per molti non fu mai scritto e per altri contiene la chiave (non solo romanzesca) di molti, troppi misteri. Ai quali ora questo scomodo libro «ritrovato» può dare qualche risposta in più. Sul Principe, sul piombo, e sull’oro.

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