NARRATIVA

Non si considera un artista, piuttosto «un creativo che usa fantasia e mestiere». La fantasia è innata, il mestiere deriva da anni di scuola d’arte, da molta determinazione e da quel sano pragmatismo tipico del Nordest, la terra dove è nato. A 33 anni è uno degli illustratori più richiesti sul mercato internazionale, si è aggiudicato la medaglia d’oro della Society of Illustrators of New York, rifiuta parte delle commesse dei clienti (riviste, editori, aziende) per il troppo lavoro ed è stato scelto da Eni per inaugurare la nuova campagna di comunicazione del gruppo.
Lui è Shout e il suo modo di illustrare (e guardare) il mondo è davvero un urlo fuori dal coro. Sfogliare Mono Shout (pagg. 304, euro 45), raffinata monografia edita dalla casa editrice milanese 27_9, è come rimirare un catalogo d’arte. Ma Shout, alias Alessandro Gottardo, natali a Pordenone e studio a Milano, non la pensa così. «L’illustrazione è un prodotto che soddisfa una committenza specifica. È un linguaggio - spiega - adatto all’esigenza di immediatezza della comunicazione di oggi. L’arte è un’altra cosa». Copertine di libri, manifesti pubblicitari, disegni su riviste: non sono né grafica né fumetto. Sono, dice, un’idea. Appassionato di letteratura americana (Raymond Carver su tutti), Shout traduce su tavola la vividezza sintetica delle short stories: usa un linguaggio semplice, ma svela, in una sola immagine, un mondo intero. Tratto minimale, colori ridotti all’osso e inquadrature studiate (scena dall’alto per le copertine dei libri, taglio frontale per le pubblicità), quello di Shout è diventato uno stile che, a dispetto di quanto sostiene il diretto interessato, pare una forma d’arte.
Negli Stati Uniti Shout è apprezzato dai migliori art director in circolazione e in contatto con la «Pencil Factory» di Brooklyn, movimento di giovani illustratori che dimostra la vitalità della professione Oltreoceano (basti pensare al successo del manifesto Hope con il volto di Obama durante l’ultima campagna elettorale). In Italia è passato inosservato fino a poco tempo fa: «Il Paese con il più ricco patrimonio artistico - sostiene - non ha saputo coltivare un vero gusto visivo: le copertine dei libri da noi si fanno con raffigurazioni preconfezionate, tutte uguali.

L’illustrazione ha invece così ampie possibilità...».
Perché in un mondo di immagini in turbinoso e spesso scomposto movimento, l’illustrazione condensa un’idea. E, seducendo chi la guarda, s’imprime nella sua mente.

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