Un "nero fiorentino" alla Dürrenmatt

In "Fantasmi del passato" il protagonista è in bilico fra un'indagine del 1967 e i dolorosi ricordi di guerra

Un "nero fiorentino" alla Dürrenmatt

La letteratura noir è tutt'altro che consolatoria. Lo sa bene Marco Vichi che per questo ha fatto sua da tempo la lezione di un maestro come Friedrich Dürrenmatt. Ma lo sanno bene anche i lettori delle avventure del commissario Franco Bordelli raccontate in romanzi come Il commissario Bordelli, Una brutta faccenda, Il nuovo venuto, Morte a Firenze, La forza del destino e nella graphic novel Morto due volte.

Il personaggio creato da Vichi è un uomo che ha vissuto la seconda guerra mondiale al fronte, i terribili mesi dell'occupazione tedesca, i bombardamenti alleati, il mercato nero, le torture a Villa Triste, ma anche il dopoguerra fiorentino e la grande alluvione del 1967. Bordelli ha ucciso molte persone in guerra, e se ne ricorda ancora i nomi e i volti senza timore, perché nessuno di loro si è mai trasformato per lui in un incubo pauroso. Fra le pagine di Fantasmi del passato (Guanda, da oggi nelle librerie) scritto con la partecipazione di Leonardo Gori, troviamo Bordelli incapace di rispondere alle domande di sua madre, la quale gli chiede il motivo di tre omicidi di cui si è reso responsabile. Una mamma che i lettori sanno essere defunta e che riappare al protagonista nel dormiveglia per presentargli il conto della sua coscienza.

La colpa che lacera Bordelli e di cui è pienamente consapevole è quella «di avere sostituito la giustizia dei tribunali con la sua personale giustizia. A sua discolpa poteva avanzare la nobiltà delle intenzioni... Aveva ammazzato tre uomini, i tre perversi assassini che avevano violentato e ucciso il piccolo Giacomo Pellissari... e che nessuna legge umana sarebbe mai stata in grado di condannare». Una terribile esperienza che Bordelli ha affrontato da solo, caricandosi sulle spalle l'intera responsabilità delle proprie azioni, chiudendosi in se stesso e non condividendo con nessuno i crimini da lui commessi. Ci sarebbe di che impazzire, davanti a un peso psicologico del genere, ci sarebbe la possibilità che Bordelli si trasformi in un vendicatore violento pronto a reimpugnare pistola e coltello e a strangolare i criminali con i quali ha quotidianamente a che fare.

Davanti a una reazione del genere non basterebbero la vita ritirata in campagna e le bottiglie di vino scolate a sedare il suo tormento. Per questo Bordelli deciderà di affrontare i fantasmi del proprio passato buttandosi anima e corpo nell'indagine che riguarda l'omicidio dell'aristocratico Antonio Migliorini, trovato cadavere nella sua villa, colpito a morte con un colpo di fioretto. Ad aiutarlo nelle sue ricerche sarà il colonnello dei carabinieri Bruno Arcieri, il quale farà luce anche sul passato militare di Bordelli.

E questa volta il commissario mostrerà compassione e pietà per l'autore del terribile gesto.

Fondamentali saranno per il suo equilibrio interiore non soltanto gli scambi epistolari con la bella Eleonora, ma anche le poesie di sua madre, le storie e le canzoni per bambini che riaffioreranno alla sua memoria, il ricordo di tutte le volte in cui scampò alla morte sopravvivendo alla mira di un cecchino, all'esplosione di una bomba, alla scheggia di un siluro, alla spranga di un repubblichino...

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