«Non desiderare il libro d'altri» è il primo comandamento (non scritto) cui è ben lieto di non obbedire ogni scrittore che non si chiami Tolstoj o Proust o giù (anzi, su) di lì. «Desidera il libro d'altri» è invece il primo comandamento che da qualche anno l'industria editoriale inculca, catechizzandoli per bene, agli autori viventi, chiamati ad esercitarsi nella difficile, o pressoché impossibile, arte di resuscitare il collega più conosciuto, venduto e purtroppo deceduto. Si tratti di vergare un sequel o un prequel, di infilarsi tra le pieghe di un finale non definitivo (del resto, quale finale lo è? La vita va avanti comunque) o di porre sotto la lente le vicende di un personaggio che non era al centro della scena originaria o di raccogliere e riavvolgere il fil rouge di una serialità divenuta orfana, l'operazione sulle prime incontra il favore del pubblico. Se non altro, per curiosità: «Vediamo un po' come se l'è cavata questo tale...», pensa l'estimatore dello scrittore A di fronte all'uscita dello scrittore post A.
Ma spesso, nel mettere in piedi l'operazione, fra il dire e il fare c'è di mezzo qualcosa più ingombrante e tempestoso del mare: il tribunale. Ultimo caso in ordine di tempo, l'appendice alla popolarissima saga Millennium di Stieg Larsson. È stato infatti un tribunale a dichiarare legittimi eredi dello scrittore, morto il 9 novembre 2004 per un attacco cardiaco, suo padre e suo fratello, tagliando quindi fuori dai giochi la compagna Eva Gabrielsson, non moglie e dunque non avente alcun diritto. Ma è proprio lei, Eva, a possedere circa 200 pagine inedite del suo Stieg che forse sono (sarebbero) l'abbozzo del quarto libro della serie, dopo Uomini che odiano le donne , La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta . Col piffero che gli passo il malloppo, ha dichiarato la signora Gabrielsson usando un giro di parole. E lasciando in brache di tela David Lagercrantz, il giornalista svedese noto soprattutto per aver steso la (auto) biografia del calciatore Zlatan Ibrahimovic, incaricato di riportare in libreria le storie di Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander. Così l'amico di Ibra ha dovuto usare soltanto farina del proprio sacco. Dobbiamo aspettare il 27 agosto, giorno in cui The Girl in the Spider's Web uscirà in 32 Paesi, Italia compresa per i tipi di Marsilio, per capire se la farina del «diavolo» Lagercrantz è finita in crusca, se, insomma, deludendo anche il fuoriclasse del pallone, assisteremo a un autogol.
Di certo prima di Lagercranz un altro svedese, Fredrik Colting, un autogol da antologia lo fece, qualche anno fa, scontrandosi niente meno che con J.D. Salinger, l'Ibrahimovic della letteratura statunitense, tanto geniale quanto irascibile. Colting, nascosto dietro lo pseudonimo John David California, pubblicò nel Regno Unito una sorta di seguito di Il giovane Holden , in cui un Holden Caulfield settantaseienne evade dalla casa di riposo in cui è confinato e incontra... Salinger intenzionato a far fuori una volta per tutte la propria ingombrante creatura, quel moccioso che credeva di saperla lunga. Naturalmente il vero Salinger andò su tutte le furie, cosa che gli riusciva facile, prima di andarsene definitivamente sbattendo la porta il 27 gennaio del 2010, e minacciò una causa piuttosto onerosa per l'incauto biondino e per il suo libro 60 Years Later: Coming Through the Rye . Libro che dal 2009 è bandito dal territorio degli Stati Uniti d'America.
Parlando sempre di vecchietti terribili, e sempre di tribunali, occorre citare Harper Lee, autrice di Il buio oltre la siepe , clamoroso successo dell'anno 1960 e seguenti insignito del Pulitzer. Per dire però che, una volta tanto, il sequel è stato dichiarato del tutto innocente dallo Stato dell'Alabama. No, ha sentenziato il giudice, nessuno ha estorto all'ottantottenne signora il romanzo dal titolo Go Set a Watchman , tenuto nel cassetto per 55 anni. Dunque, visto si stampi: l'editore Harper Collins sta già preparando due milioni di copie da distribuire il 14 luglio prossimo, tanto per stare bassi.
Ma un lieto fine non cancella miriadi di operazioni discutibili. Non a tutti gli scrittori passati a miglior vita capita di cadere tutto sommato in piedi com'è accaduto a Ian Fleming con Jeffery Deaver, autore nel 2011 della clonazione rielaborata (e autorizzata) di 007 dal titolo Carta bianca . Oppure di essere replicati da un caro amico, come Robert Ludlum riveduto da Eric Van Lustbader in The Bourne Dominion . A Margaret Mitchell, autrice nel 1936 di Via col vento , altro Pulitzer con altro filmone annesso, ben lubrificato dalle lacrime di milioni di lettrici-spettatrici, è andata peggio. Più che per Il mondo di Rhett. Il ritorno di Via col vento , di Donald McCaig, in cui il mitico Clark Gable è visto a ritroso come un ragazzino ribelle che non accetta le regole dei bianchi negli Stati del Sud, per The wind done gone dell'afroamericana Alice Randall, rivisitazione palesemente scopiazzata in chiave nigger (come li chiamavano in tempi bui da quelle parti) della vicenda. Anche quella volta, eravamo nel 2002, si andò per avvocati e l'editore della Randall, chiamato in causa dagli eredi della Mitchell, se la cavò con una donazione a un college per ragazzi neri di Atlanta.
C'è infine la singolare... auto-condanna del continuatore di Rex Stout, il padre di Nero Wolfe.
Robert Goldsborough, classe 1937, di romanzi con protagonista il misantropo detective ne ha firmati ben sette. E l'ultimo, Il capitolo mancante , è incentrato sul suicidio di uno scrittore di sequel. Più che una nemesi, un'autentica vendetta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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