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A furia di viaggiare si diventa stranieri in casa propria, si sa; senza contare che i viaggi conducono al relativismo, e il relativismo a una savia confusione mentale. In effetti viaggia molto, Beppe Severgnini. Ha - lo ammette - «più miglia aeree che capelli in testa». Sarà per quello che in ogni città del mondo che visita organizza una pizza alla quale partecipano i frequentatori del suo blog «Italians», emanazione di una rubrica che tiene sul Magazine del Corriere, testé finita in libro.
Gli italians sono emigranti, ma del genere cool. Severgnini non è la Mazzucco, non lo interessano le torme di meridionali partite sulle navi Florio alla fine dell’Ottocento portando con sé due cose: una forma di cacio ragusano nel fazzolettone e la speranza di sopravvivere in una cuccetta di terza classe. Italians «indica piuttosto la nostra emigrazione professionale, la più recente ed esuberante». Quasi un’emigrazione da diporto, si direbbe. Anche perché non è chiaro cosa abbia di professionale «l’Erasmus di Valentina» (l’Erasmus è tutta una bohème, provare per credere) o la «conduzione di una famiglia» da parte di Maria Chiara. Saremo arretrati, noi stanziali, ma crediamo non basti favoleggiare di «conduzione» per trasformare una casalinga in una professionista, così come non basta chiamare i pirati «approvvigionatori» per sottrarli alla forca, Aristotele dixit. E poi in che senso di una famiglia? Non è la sua? È la famiglia di un altro? A questo punto cominciamo a sospettare dell’autenticità di altri italians. Di Gianni, «che lavora in una banca di confine» (cos’è, una specie di dogana?) o dell’«ambasciata difficile» di Ettore, Sara e Nicola: tre nomi che così, su due piedi, sembrano più adatti a un semplice consolato.

P.S. L’altra sera Severgnini è comparso per incanto nello schermo televisivo durante il TG1 delle otto. Ne è seguito un teatrino dove gli specchietti per le allodole hanno ben presto cominciato a vorticare. Il conduttore, con palpabile goffaggine e la faccia di chi sa di star facendo qualcosa di losco, ma la fa lo stesso, ha chiesto a Severgnini, che si trovava a New York, se gli italians avrebbero votato per Obama o per McCain. Dopodiché il medesimo conduttore ha estratto una copia di Italians.

Il giro del mondo in 80 pizze (Rizzoli) e l’ha orientata verso la telecamera affinché noi, the people, potessimo imprimercela ben bene nella memoria, con un gesto che rievocava le celebri marchette di Nino Manfredi («Che la vòi ’na sigaretta?» avvicinando all’obiettivo un pacchetto di rosse) sbeffeggiate da Nanni Moretti in Ecce Bombo. Severgnini ha precisato che solo una minima parte dei suoi italians votava, come del resto si ricava dalla lettura del volume; e con tale risposta cadeva l’unica, peraltro pretestuosa, ragione di tirarlo fuori.

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