Eva bene, conosciamo ladagio: lautore mediocre plagia, il grande autore ruba. Il guaio è che le Storie di donne straordinarie di Paolo Villaggio (Mondadori, 198 pagg., 15,50 euro) non sembrano nemmeno scritte da lui. Peggio, potrebbero essere state scritte da chiunque.
Passi la lettura apocrifa della cacciata dal paradiso terrestre, con la famigerata mela che stavolta non alluderebbe alla conoscenza, quanto piuttosto a ciò che si nasconde sotto gli slip - pardon, sotto la proverbiale foglia di fico - di Adamo. E quando Eva prova ad assaggiarla, apriti cielo: larcangelo Gabriele, la spada di fuoco, fuori di qui, dora in avanti partorirai con dolore, eccetera. Mark Twain, nel Diario di Eva, era riuscito a farci ridere di più senza sentire il bisogno di prospettare ipotesi tanto piccanti. Ma è con il secondo racconto, La mamma di Mosè, che le pagine di Paolo Villaggio cominciano a emanare un sentore di umorismo globalizzato del quale avremmo volentieri fatto a meno. Sembra di essere finiti dentro il film Asterix e Obelix: Missione Cleopatra. Quando la crudele principessa egiziana apostrofa Miriam («allora, che cosa succede? Che ci fai qui? Non dici nulla? Portatela via, per questa volta le salvo la vita») pare quasi di udire la voce della Bellucci.
Poco più in là, è il regista Mel Brooks a essere saccheggiato. I dieci comandamenti di Mosè sarebbero stati, in realtà, venti, ripartiti su due tavole. Che fine avrà fatto la seconda? «Lui prese le due tavole di pietra, una con il braccio sinistro e laltra con il destro, fece un rutto, mise il sandalo su un maledetto sasso rotondo. Andò giù a pelle di leone e una tavola andò in frantumi». Se sospettate di averla già sentita da qualche parte, non vi sbagliate: è lepisodio «I dieci comandamenti» di un film del 1981, La pazza storia del mondo.
Cè da dire che in almeno un caso, quello in cui si scherza sulla resurrezione di Lazzaro, Villaggio cita se stesso. Il morto, un avaraccio che non ha mai prestato un centesimo ai parenti poveri, decedendo li rende improvvisamente ricchi. Senonché un Nazareno che passa di lì decide di impicciarsi della questione, e di revocare la provvida dipartita. Addio alleredità. Volete toccare con mano la decadenza?
Cercate su YouTube il video dello stesso episodio in Superfantozzi («è morto lo zio Lazzaro! Signor notaro, sono lerede universale!» ).
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