La nuova artistar italiana? Gamper, mago del design

Classe 1971, profondo conoscitore del legno, realizza con le sue mani pezzi unici e stravolge la tradizione. Per omaggiarla

"Design is a state of mind" alla Pinacoteca Agnelli
"Design is a state of mind" alla Pinacoteca Agnelli

Periodicamente l'arte ha bisogno di trovare nuovi linguaggi per nutrirsi di stimoli, visto che i meccanismi interni ricalcano più o meno sempre le stesse modalità. Ultimo grido è quello dell'art design, il cui ambito non è facilissimo da individuare poiché risultano labili i confini tra un oggetto d'uso prodotto in serie e qualcosa che ne travalichi il senso, aspirando così a diventare «opera». Le più recenti generazioni di designer offrono una possibile risposta in quelle serie limitate, se non addirittura pezzi unici che, proprio per tali caratteristiche, finiscono più nelle gallerie d'arte contemporanea che non nei negozi d'arredamento.

Un trend, questo dell'art design, sviluppatosi soprattutto in Europa: gli oggetti del catalano Nacho Carbonell sembrano vere e proprie installazioni poveriste; il trentaseienne olandese Marteen Baas, con studi al politecnico di Milano, è autore di interventi di natura più concettuale; il londinese Peter Marigold lavora per assemblaggi; un'altra inglese, Laura Bethan Wood, affronta con piglio visionario i temi della decorazione e dell'accessorio.

Il personaggio più in vista di una tendenza che ormai spopola nelle fiere d'arte - proprio a Miami in questi ultimi giorni si è trattato di un vero e proprio boom - è però un italiano: il meranese Martino Gamper, la nuova star della nostra arte contemporanea, a conferma del fatto che gli eredi di Maurizio Cattelan e Francesco Vezzoli vanno oggi cercati in contesti ibridi e contaminati. Nato nel 1971, formatosi all'Accademia di belle arti di Vienna, un lavoro a Milano poi il trasferimento a Londra, Gamper ha rotto definitivamente con il gusto minimalista imperante. Il background da ebanista lo ha condotto a sviluppare la sua passione per il legno: lui, come altri suoi colleghi, opera in un laboratorio che somiglia molto più agli atelier d'artista che non agli studi high tech dei designer. Ogni oggetto viene realizzato dalle sue mani e molto spesso il punto di partenza risiede in qualcosa di vecchio e usato che un'operazione concettuale può riportare a nuova vita.

Il primo passo verso la notorietà è il progetto 100 Chairs in 100 Days and its 100 Ways , ovvero il riutilizzo, anzi la vera e propria reinvenzione, di cento sedie di poco valore. Operazione che dà il destro ad altri due interventi molto più estremi su oggetti di Giò Ponti e Carlo Mollino, nei cui confronti Gamper si muove come un hacker rimettendo mano, smontando e riassemblando arredi di modernariato in una nuova forma. Che si tratti di riprogettazione o di attribuire un ulteriore valore, di omaggio ai maestri o di sentirsi pari a loro, il designer altoatesino compie un gesto ancor più coraggioso di quello che l'arte degli anni Ottanta chiamava «appropriazionismo». Questa particolarissima forma di «devozione» colpisce la camera da letto progettata da Gio Ponti nel 1956 per l'Hotel Parco dei Principi di Sorrento e gli arredi per la sala da ballo Lutrario a Torino disegnati da Mollino.

Si tratta dunque di pezzi unici se non addirittura di sculture. Naturale che il lavoro di Gamper finisca nel circuito delle gallerie d'arte, peraltro di altissimo livello come Franco Noero di Torino che dopo averlo presentato alcuni anni fa nella Fetta di Polenta, la strampalata casa costruita da Antonelli, lo propone nelle fiere internazionali. Altra situazione in cui Gamper si trova a proprio agio è quella del design sperimentale di ricerca, settore sempre più in espansione, rappresentato in Italia dalle gallerie Nilufar e Rossana Orlandi di Milano. A fianco di questa attività così elitaria, Gamper non rinuncia alle produzioni seriali a basso costo, sedie, sgabelli e sottobicchieri che si possono facilmente acquistare anche sul suo sito.

E non basta. Oltre a essere docente al Royal College di Londra si sta specializzando nell'attività di curatore, sia come storico della materia - si veda la mostra in corso fino al 22 febbraio presso la Pinacoteca Agnelli di Torino, Design Is a State of Mind proveniente dalla Serpentine Gallery di Londra, in cui presenta librerie e mobili di Albini, Pesce, Sottsass accanto a produzioni commerciali di Ikea e Dexion - sia come coach di giovani creativi che poi mette in contatto con aziende italiane. Durante lo scorso Fuori Salone, a Milano, la sua mostra From-To alla Rinascente ha visto ancora una volta oggetti prendere una seconda vita e rianimarsi tra le mani di artigiani da lui coordinati.

Guru ormai riconosciuto dell'art design, Gamper afferma che «gli oggetti ci parlano.

Alcuni possono essere più funzionali di altri, ma l'attaccamento emotivo è soggettivo». E proprio per questo suo atteggiamento così libero e sganciato dall'aspetto produttivo, ormai viene considerato senza dubbio un artista a tutto tondo.

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