Si incontrano dalle 18,30 fino a tarda notte in Versilia e spacciano anticipazioni sui loro libri in uscita. È questa la formula che attira a Pietrasanta per tre giorni (fino a domani sera) oltre 30 scrittori insieme ai loro editor per il Festival «Anteprime ».Ha inaugurato ieri la coppia Mazzantini-Castellitto per anticipare il film tratto da Venuto al mondo ( Mondadori) che uscirà ad autunno,chiuderanno domenica all’insegna di Israele la cantante Noa e David Grossman. Nel mezzo, Paolo Giordano e Joe Lansdale, Chiara Gamberale e Eugenio Scalfari, Daria Bignardi e Sveva Casati Modignani. E Paolo Maria Noseda. Mai sentito? Eppure è un nome fondamentale per la narrativa. Ed è anche un volto noto. Perché per 33 anni è stato l’interprete ufficiale,spesso televisivo, di decine di scrittori - Cameron, Pennac, Yehoshua per citare solo gli ultimi- e altrettante celebritiescome Madonna e Naomi Campbell, su cui racconta una serie di chicche. Ecco, se uno così scrive un libro la cui promozione promette «Storie, aneddoti, scontri di culture con le celebrities da uno degli interpreti più famosi d’Italia» - uscita prevista per ottobre prossimo da Sperling&Kupfer, titolo provvisorio Ghost in translation ,titolo preferito dall’autore La voce degli altri - è impossibile non fargli aprire il rubinetto degli aneddoti.
La più grande difficoltà nel tradurre i grandi?
«Tenermi a bada, fare un passo indietro e immedesimarmi in chi traduco. Oggi Naomi Campbell... Ma quando si diventa amici ci si diverte: a Michael Cimino, dopo aver passato giorni a parlare di cinema e Vaticano, ho regalato un paio di guanti color porpora di Giannelli, sarto di Sua Santità. Se li mette quando guida la Bentley nera con il cappello da cowboy. Nero».
Parliamo di scrittori. I migliori?
«Posso dire di chi sono diventato amico. Susan Sontag e David Grossman. Con Susan a Roma si andava sempre alla Chiesa dei Francesi e poi in un ristorantino di Piazza Navona».
I peggiori?
«Quelli che scrivono benissimo, ma quando parlano non finiscono le frasi. Come Chuck Palahniuk. O quelli che parlano a monosillabi, o a gesti».
I più divertenti?
«David Sedaris. E non posso dimenticare una cena a Milano con Ken Follett ed Erica Jong. Frecciate dall’inizio alla fine.Lei: “C’era una coda per la tua firma copie che girava intorno al Duomo”. Lui: “Anche tu hai avuto le tue code, nella vita, per altri motivi”. Lei: “Beh, io ho scalato i materassi, tu le classifiche”. E Bret Easton Ellis, al tavolo della firma copie, con centinaia di persone in fila, dava i voti ai ragazzi più sexy: “Tu come ti chiami?Mario?”E poi si girava verso di me: “Mario: segna tre stelle”».
Imbarazzi?
«Quando uno scrittore si presenta ogni volta con una Barbie diversa, come Salman Rushdie, e fai fatica a ricordarti i nomi di tutte. E poi quando non si fidano e te li devi conquistare. Franzen mi ha sorriso dopo due giorni. Era guardingo perché il mio tempo di traduzione superava quello del suo eloquio. Ma i più diffidenti sono i filosofi francesi, il famoso antropologo in particolare».
Brutte esperienze?
«Sempre con Franzen. Alla fine dell’allucinante tour promozionale di tre mesi, a Torino, al Circolo dei Lettori, ha trasformato la serata in un cabaret, prendendosi gioco di tutto e di tutti. Molti lettori non hanno né capito né gradito. Ho tradotto parecchio anche Bill Gates e prima che si sposasse me la sono vista brutta: si è innamorato di una mia amica e ha mandato la sua pr a chiederle di uscire. Si è rifiutata. Mi sono messo in ginocchio a supplicarla».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.