«Le scuole pubbliche paritarie pagheranno volentieri l'Imu. Quando l'Europa e l'Italia riconosceranno il diritto alla libertà di scelta delle famiglie». Si apre così il comunicato firmato da Anna Monia Alfieri, presidente FIDAE Lombardia (la Federazione che associa la quasi totalità delle scuole cattoliche). Il documento si inserisce nel dibattito sulle paritarie aperto dal decreto che le obbliga a pagare l'Imu dal 2013. Un aggravio economico che, in attesa di una interpretazione «autentica» della legge, piuttosto ambigua, si teme possa diventare fatale per gli istituti.
Per ascoltare qualcosa di liberale sul tema dell'educazione bisogna rivolgersi ai cattolici. Con le dovute eccezioni, sul tema i laici sembrano senza voce. Leggete questi passi del comunicato proveniente da Milano ma in linea con le indicazioni nazionali di FIDAE: «Perché lo Stato ha così tanta paura che una famiglia abbia il diritto di scegliere dove far educare i propri figli? Lo Stato italiano deve garantire ai cittadini-genitori l'esercizio del proprio diritto e rimuovere ogni ostacolo di qualsiasi natura, anche economica, affinché venga esercitato». Le paritarie in sostanza non chiedono privilegi ma di poter agire in un sistema ove la concorrenza sia effettiva: «Per la Scuola pubblica statale lo Stato-gestore spende il doppio di quello che dovrebbe», «impone la propria scuola a spese di tutti» e «grava sull'unico concorrente rendendogli quasi impossibile la sopravvivenza». Ecco la richiesta: «Si garantisca il diritto di scelta educativa alla famiglia, ottemperando al dettato costituzionale, evitando ai genitori la doppia spesa: quella per la scuola statale con le tasse e quella per la paritaria con le rette».
E se passasse un'interpretazione restrittiva del decreto? «A questo punto lo Stato si prepari, nel giro di poche decine di mesi, a reperire i sei miliardi di euro abbondanti che i genitori delle scuole pubbliche paritarie gli fanno risparmiare. Come farà ad andare avanti? Tasserà l'aria che respiriamo?».
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