Platone, la polis è mia e la proteggo io

Platone non era politicamente corretto. Né, tantomeno, bipartisan. Oltre che l’indole, gliene mancava il tempo, essendo impegnato a edificare, nelle 36 opere che ci sono giunte, il canone della civiltà occidentale. Un canone anche politico, poiché proprio all’ateniese dobbiamo la messa a tema iniziale (e in qualche modo definitiva) del cittadino come membro attivo e responsabile dello Stato. Secondo Alexandre Koyré, l’intera sua filosofia ha origine in un evento traumatico: la condanna a morte di Socrate. Da lì, da quella che freudianamente potremmo chiamare la «scena primaria» del suo pensiero, nella quale l’uccisione del maestro gli si presenta come atto costitutivo, parte la riflessione, si gettano le fondamenta dell’immensa cattedrale platonica.
Una riflessione che, quanto alla politica, viene compiuta per così dire «da fuori»: proprio il rifiuto a prender parte alla politica attiva, infatti, fa nascere in lui il filone della filosofia politica. E la simpatia per il progetto del discepolo Dione, a Siracusa, è tutto sommato da ritenersi un evento incidentale. Ciò che interessa al filosofo è l’impegno civile, quello dell’uomo inserito nella polis. In tal senso, sia Repubblica sia Leggi, ovvero i dialoghi «sulla giustizia» e «sulla legislazione» sono da intendersi come il vademecum del buon cittadino.
Per seguire il dipanarsi dell’utopia politica platonica e le vicende della sua fortuna nei secoli a seguire, è molto utile il saggio Un paradigma in cielo. Platone politico da Aristotele al Novecento (Carocci, pagg. 180, euro 18,50), di Mario Vegetti. «Un paradigma in cielo» è l’espressione usata dallo stesso Platone nella Repubblica per indicare il suo modello di società giusta, una stella polare per l’orientamento morale e politico della società. Liberale, socialista, totalitario (addirittura nazista e comunista, secondo il bisogno...

), antipolitico: il filosofo più influente dell’umanità, nel solco del quale o contro il quale si sono mossi oltre due millenni di speculazione, è stato etichettato in molti modi (tutti ovviamente inadeguati e parzialissimi), soprattutto negli ultimi due secoli. E in fondo anche questa è una lezione della storia, dunque una bella lezione politica.

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