LA POLEMICA«Falsi», «dannosi» e «irrilevanti»

Altro che «Ulisse», questa sì è una vera Odissea. Riguarda il volume che raccoglie alcuni scritti di James Joyce risalenti al 1923. In Italia li ha pubblicati Gallucci, riprendendo l'edizione Ithys di Dublino. Ed è curioso che proprio «Il Piccolo» di Trieste, città adottiva dell'autore irlandese, con un articolo del 3 dicembre scorso sottolinei le ragioni di chi considera questa operazione editoriale fuori luogo, se non destituita di ogni fondamento. Il professor John McCourt, dell'Università di Roma Tre, afferma: «Deploro l'uscita di questo volume. Nel '92 Danis Rose \ tentò di pubblicare “Finn's Hotel” con Penguin e già allora si rivelò un falso. Ci è riuscito ora. Il libro viene venduto come un'opera originale, ma non lo è. È l'ennesimo esercizio di “self-marketing” di uno studioso che si firma con lo pseudonimo Danis Rose e che ha alle spalle altre pubblicazioni di dubbio valore scientifico. “Finn's Hotel” è composto di bozze di pezzi del futuro “Finnegans Wake”, venderlo come inedito è un falso clamoroso». Derek Attridge, dell'University of York, concorda e aggiunge che «la teoria di Danis Rose, che questi testi siano stati intesi da Joyce come una raccolta di storie sotto il titolo “Finn's Hotel”, non trova riscontri. A meno che Rose non produca sostanziali evidenze che questa pubblicazione non è il frutto del lavoro di fantasia di un editore, essa distorce e danneggia la reputazione di Joyce».

Per John Nash, della Durham University, «si tratta di interessanti pezzi di transizione verso “Finnegans Wake”, ma non, come sostiene Danis Rose, di un “compiuto ciclo di racconti brevi” come “Gente di Dublino”». E per Terence Killeen, del James Joyce Centre di Dublino, «non c'è alcuna evidenza che Joyce avesse pensato quei testi per pubblicarli, e con quel titolo. Intenzioni che vanno rispettate».

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