Dal rigattiere di parole: "Addestrare"

Addestrare è una parola molto usata e significa istruire, formare, rendere abile. Deriva dall'unione di ad e destro (a sua volta riconducibile al latino aureo dextrum), portare alla destra, rendere destro, e cioè capace

Dal rigattiere di parole: "Addestrare"

Addestrare è una parola molto usata e significa istruire, formare, rendere abile. Deriva dall'unione di ad e destro (a sua volta riconducibile al latino aureo dextrum), portare alla destra, rendere destro, e cioè capace. Quasi a dispetto del suo passare inosservata, si tratta di una parola molto interessante. Stando alla lettera, addestrare è quella forzatura che si è inflitta a tanti bambini nati mancini, e quindi con maggior vigore negli arti sinistri, per renderli “destri”; una pratica che è stata molto diffusa fino a una quarantina d'anni fa. E qui sarebbe interessante indagare sui perché di questa “rieducazione”; forse ad essa erano collegati significati religiosi (le credenze popolari volevano che la destra fosse la mano di Dio, la sinistra quella del diavolo), o militari (impugnare la spada con la sinistra anziché con la destra probabilmente creava difficoltà, disparità, confusione e inefficienze sia negli eserciti che nei duelli); o semplicemente prevaleva una volontà educativa di standardizzazione. E' un fatto che la simmetria fisica tra destra e sinistra si rispecchia anche nei significati: tutto ciò che attiene alla parola destro o destra è positivo, mentre ciò che attiene a sinistro e sinistra è negativo. Qualche esempio: essere destro a far qualcosa, cedere la destra in segno d'omaggio, dare la destra per salutare; destro è anche propizio, favorevole, un furto con “destrezza” comunica un'abilità non lontana da quella di un prestigiatore. L'aggettivo sinistro denota invece qualcosa di cupo, misterioso, maligno, cattivo. Sinistra è un' azione sleale, insidiosa. Ma sinistro non significa “incapace”, per questo c'è la parola “maldestro”. Un sinistro è un incidente, un danno, un disastro, una sciagura, il sinistrato è una vittima. Niente a che vedere con il sostantivo destro, che significa opportunità, occasione.

Sorprendono le definizioni che i vocabolari assegnano alle parole destra e sinistra, perché, trattandosi di relazioni, lo sforzo è quello di oggettivare una parte e l'altra, superando ogni interdipendenza. Così i linguisti sono andati alla ricerca di riferimenti certi e universali. La più diffusa definizione di destra è dunque “che sta dalla parte del fegato” (Tommaseo, Cardinali, Trinchera, Rigutini e Fanfani, Palazzi, Panlessico, Petrocchi, Treccani, ecc.); il Sabatini Coletti, un po' più cervellotico, si affida a un riferimento geografico, e spiega: “In una persona che abbia il viso rivolto a Sud, la mano che sta dalla parte in cui tramonta il sole”. Mentre il Devoto Oli, che dà per scontate conoscenze anatomiche non comuni a tutti, risulta il più complicato: “Rispetto al corpo umano disposto frontalmente, che si trova dallo stesso lato dell'appendice cecale”.

La definizione di “sinistra” conferma, a sua volta, una sorta di subalternità, perché la maggior parte dei dizionari la definisce in negativo come “il lato opposto alla destra”. Solo alcuni (Palazzi, Panlessico, Petrocchi, Zingarelli) si riferiscono alla parte del cuore, mentre il Devoto Oli, anche qui con precisione da anatomista, si richiama “alla posizione della punta del cuore”. Va segnalato, per la sua suprema stupidaggine, il vocabolario compilato dal prof. Ignazio Cantù (1871), che definisce la destra come “la mano opposta alla sinistra”, e la sinistra come “mano o parte opposta alla destra”!

Destra e sinistra, come tutti sanno, hanno acquisito il significato di opposte parti politiche: ciò risale alla Francia del

1793, quando presero il nome dalla posizione che occupavano i membri dell'assemblea rispetto al presidente.

Curiosità: “destro” significa(va) anche bisogno corporale e, per estensione, “comodo, latrina, necessario, privato”.

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