Dal rigattiere di parole: "Incignare"

E’ una parola rara, ma è l’unica della lingua italiana a possedere un preciso significato, a indicare perfettamente un’azione molto comune: significa “indossare per la prima volta un abito” (Treccani) “per lo più con l’idea di un piccolo evento festoso” (Dir)

Dal rigattiere di parole: "Incignare"

E’ una parola rara, ma è l’unica della lingua italiana a possedere un preciso significato, a indicare perfettamente un’azione molto comune: significa “indossare per la prima volta un abito” (Treccani) “per lo più con l’idea di un piccolo evento festoso” (Dir). Qualcuno dice “battezzare”, altri “inaugurare”: ma a ben guardare l’unica parola giusta è proprio incignare. Deriva dal tardo latino encaeniare, consacrare, inaugurare, da cui encaeniae, feste d’inaugurazione, a sua volta proveniente dal greco kainòs, nuovo. Fu usata anche da Sant’Agostino nel senso di “rinnovare” ed è entrata nella lingua italiana attraverso il parlato regionale, per alcuni il toscano, per altri il napoletano (o entrambi). Incignare ha anche il significato di avviare all’uso, manomettere (in senso neutro, senza giudizio negativo: proprio il “metter mano”), riferito anche a cibi: per esempio “incignare un salame” equivale a cominciare ad affettarlo. Rende bene l’idea un esempio del Petrocchi: “Vieni ti fo sentire il mio vino: ò incignato oggi la botte” (si noti il verbo avere accentato e senz’acca). Nonostante il suo aspetto inaugurale, non risulta, che il verbo incignare fosse riferito anche alla prima volta di una fanciulla.

Parente prossimo di incignare sembra “incincignare”, nel senso, anche qui, di manomettere (ma con sfumature più negative), sgualcire, che il Pianigiani indica come un derivato con raddoppiamento della prima sillaba cin per dare più intensità alla parola; ma lo stesso autore preferisce l’ipotesi che derivi da in-cincinno (dal latino cincinnus, ricciolo): quasi “piegare come un ricciolo: gualcire”. Secondo il Treccani forse deriva da cencio: e infatti significa sgualcire malamente (un abito e simili), far prendere brutte pieghe, ridurre – appunto – come un cencio. Merita di essere segnalata la descrizione del Tommaseo: “S’incincigna un fazzoletto da collo, un camicino inamidato, un abito di mossolino, avvoltandolo, ripiegandolo sgarbatamente”. E’ parola più comune, come dice lo stesso vocabolario, di “accincignare”, che a sua volta significa “speciale modo di sgualcire, stringendo con cinto o con altro. Sì che la roba prenda mala piega”. Accincignare significa anche “Succingere, Legare sotto la cintura i vestimenti lunghi in modo che si scostino da terra, o Avvoltagliarseli per tenerli alti da terra”. A noi è rimasto il participio passato “succinto”, detto di “abito corto, scollato, che lascia scoperta buona parte del corpo” e che da qui si è spinto al significato metaforico di “breve, conciso, compendioso” (Zingarelli).

Cincingnare (senza il prefisso in-) per il Treccani significa, oltre che sgualcire, anche “cincischiare”; ma quest’ultima parola, per quanto assonante, ha una derivazione diversa (dal latino incisulare, da incidere, onomatopeizzato) e significa “tagliuzzare male come si fa con i ferri male arrotati, deturpare

con tagliuzzi o sciupare altrimenti”; ma è comune anche per “sgualcire (i panni, la roba)”. Detto di parole significa “smozzicarle, pronunciarle male”. Cincischiare è anche “perder tempo in lavori senza concluder nulla”.

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