Cultura e Spettacoli

Dal rigattiere di parole: "Patron"

“Patron” viene utilizzato, specie nelle cronache dell’economia, per indicare il proprietario, l’artefice di un gruppo industriale

Dal rigattiere di parole: "Patron"

Questa parola francese è entrata subdolamente nel linguaggio giornalistico italiano. “Patron” viene utilizzato, specie nelle cronache dell’economia, per indicare il proprietario, l’artefice di un gruppo industriale. Il termine “patron” è stato ed è usato, via via, per Calisto Tanzi (Parmalat), per Diego Della Valle (Tod’s), per Leonardo Del Vecchio (Luxottica), per Giorgio Squinzi (Mapei) e vari altri, quasi a suggerire una identificazione della persona con la sua azienda.

Il “padrone”, insomma. Non viene chiamato mai patron né un manager, né un azionista di maggioranza la cui impresa sia estranea alle logiche familiari. Si capisce, allora, che in maniera un po’ spiccia patron viene inteso semplicemente come padrone; ma si tratta di un errore, perché il significato acquisito e codificato dai dizionari italiani indica “chi organizza gare sportive, manifestazioni di intrattenimento pubblico” (Hoepli, Sabatini Colletti), e anche “il proprietario di un locale pubblico, specie di un ristorante o di un caffè” (Devoto Oli). Con l’economia il patron può avere a che fare, ma non nel significato che si sta diffondendo.

Grazie all’etimologia proposta dal Deli, l’equivoco diventa chiaro: patron non deriva da padrone, ma da patrono, dal latino patronus (entrambi, peraltro, risalgono a pater). Il patrono non è il titolare di un’attività, ma chi la protegge e la vigila. Che per estensione diventa quasi un coordinatore, un regista. Giusto dire allora “il patron del Giro d’Italia, dell’Atalanta, del Festival di Sanremo”, non certo patron della Fiat o della Pirelli.

Aiuta alla comprensione anche il fatto che in inglese uno dei sinonimi indicati per patron è “sponsor” (dal latino sponsor, garante, mallevadore).

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