Philip Roth ha vinto, ma Wikipedia, formalmente, non ha perso. Poche ore dopo l'uscita, ieri sul sito del New Yorker, della sua lettera aperta contro l'enciclopedia digitale, colpevole di aver dato per buona, nella voce in inglese sul suo romanzo La macchia umana, una diceria priva di fondamento, lo scrittore ha ottenuto soddisfazione. Wikipedia s'è cosparsa il capo d'una manciatina di cenere. Se cercate su Internet: «wikipedia the human stain» ve ne accorgerete. Detto (per dare a Wiki quel che è di Wiki, più che per amor patrio) che la voce italiana dedicata al romanzo uscito nel 2000, La macchina umana, non ha mai riportato la suddetta diceria (cioè che fu lo scrittore Anatole Broyard a ispirare a Roth il personaggio del professore razzista Coleman Silk), e aggiunto che il clamore della polemica, rimbalzata sui quotidiani cartacei e non di tutto il mondo, di per se stesso ha fatto giustizia «scagionando» l'incolpevole Anatole Broyard (nato nel 1920 e morto nel '90 e dotato di una voce Wikipedia per il momento... monda di ogni inesattezza), s'impone una domanda-riflessione.
E se non fosse stato un «peso massimo» come Philip Roth, veneratissimo maestro globale delle lettere, a picchiare i pugni sul tavolo? Se a scovare una goccia di veleno nell'oceano wikipediano fosse stato un Pinco Pallino qualsiasi, uno che non potrebbe nemmeno sognarsi di mandarla, una lettera al New Yorker, figurarsi di vederla pubblicata? In quel caso le scuse, la manciata di cenere sulla zucca e la congrua rettifica a tempo di record sarebbero davvero giunte? È lecito dubitarne. Come è lecito dubitare del contenuto di ogni enciclopedia, comprese la «Treccani» e la «Britannica».
A margine s'impongono altre due domande-riflessioni. Una è la classica «chi controlla i controllori?». Wikipedia è dotata di un sistema di autocontrollo da far invidia alle multinazionali. Tuttavia, quando ci si avventura nel campo del «si dice» è un po' come tornare al dicunt delle enciclopedie medievali, quelle che davano per buoni i mostri a due, tre, quattro teste e le isole che improvvisamente si rivelano essere il dorso di una balena.
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