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Rubrica / Dal rigattiere di parole Le parole di oggi: intimo, estremo

La lingua italiana è un universo in buona parte ignoto nel quale smarrirsi, cullando e arricchendo la propria mente. Nasce così una nuova rubrica. VAI ALLA PAROLA DI OGGI

Rubrica / Dal rigattiere di parole Le parole di oggi: intimo, estremo

É capitato a tutti, prima o poi, di sfogliare a caso il vocabolario, di essere attratti da qualche parola sconosciuta, di lasciarsi trasportare qua e là tra le pagine, rincorrendo riferimenti e significati: con sorpresa, curiosità, interesse, spesso con un sorriso. La lingua italiana è un universo in buona parte ignoto nel quale smarrirsi, cullando e arricchendo la propria mente. Ma la ricerca casuale dei vocaboli è effimera; è come accendere un fiammifero, che illumina un’immagine prima nascosta alla vista, ma che si spegne subito. Per memorizzare una parola è necessario usarla, farla diventare uno strumento di linguaggio, farla vivere: altrimenti sfuma, e torna in quel grande serbatoio informe dal quale era venuta.

Poggiando una lente d'ingrandimento su tante parole, anche d'uso comune, per cercare sfumature nuove o che ci sfuggono, la rubrica che inauguriamo oggi ha vari scopi - incuriosire, divertire, sorprendere - ma soprattutto quello di favorire l’accrescimento del vocabolario personale di ciascuno con l’innesto di parole che restano appropriate anche se antiquate, fuori moda o proprio in disuso; e che magari sono ironiche, divertenti, dal suono o dal significato buffo. Insomma: che sono ancora utilizzabiIli. La lingua vecchia, che spesso convive più o meno sottotraccia con quella in esercizio, nella sua eleganza un po’ azzimata può aiutare quella nuova a elevarsi dalla banalità, a liberarsi dalla sudditanza dall’inglese o ad affrancarsi dai trabocchetti dei luoghi comuni. É un po’ l’architettura di un palazzo ottocentesco, piena di decori, confrontata con il vetro e l’acciaio di una gelida facciata attuale; quest’ultima è più funzionale, certo, ma quanta più poesia c’era cent’anni fa!

Cominciando con la parola “scatapocchio”, che ben illustra l'ispirazione di questo lavoro, andremo a comporre giorno per giorno una piccola collezione di parole; essa non contiene niente di nuovo, se non la selezione - del tutto opinabile, è chiaro - dei vocaboli messi sotto osservazione. C’è piuttosto molto di vecchio, e soffermarcisi sarà come come rovistare nei bauli di una soffitta o esaminare gli scaffali di un rigattiere. Le parole si perdono, visto che la lingua è un organismo vivente che si sfalda e si rigenera costantemente; ma non sempre muoiono, perchè, anche sospese nel loro limbo, restano comunque testimonianze di memoria e di stori. E recuperare la lingua non è per forza un comportamento antiquato, o soltanto un ridicolo (per quanto rispettoso) omaggio al passato: può essere un autentico accrescimento, almeno per chi vi si esercita con il giusto grado di curiosità e d’ironia.

PS - In questo piccolo omaggio alla lingua italiana dedicheremo la nostra attenzione anche ai modi di dire e ai luoghi comuni, cercando di riconoscerli, osservarli e, se il caso, di sconsigliarli.

Questi ultimi, soprattutto, radicati e diffusi, rappresentano un quotidiano impoverimento del nostro linguaggio, perchè escono dalla nostra bocca automaticamente, senza l'aiuto del pensiero, e l'inconsapevolezza che li guida è un pericoloso sintomo di vuoto. Esploreremo anche in quel (talvolta) misterioso mondo delle etimologie: sono proprio loro a traformare la lingua di ogni giorno nel museo più ricco e a buon mercato che abbiamo a disposizione.

Cominciamo con "scatapocchio"

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