Santorini e il tramonto di una civiltà

Oliviero Arzuffi ci porta nel suo romanzo, Aninu, a Santorini e fotografa la civiltà minoica nel momento drammatico della sua scomparsa

L’eruzione, il ruggito feroce della terra, arrivò alla fine del diciassettesimo secolo avanti Cristo e si portò via parte di un’isola, Santorini, e l’intera civiltà minoica. Un avvenimento terribile che segnò il destino della storia greca e di quella dell’antichità. Ci voleva coraggio per affrontare questo tema delicatissimo e Oliviero Arzuffi, nel suo romanzo Aninu, appena pubblicato da Oltre edizioni, ha mostrato di averlo. Anche perché Arzuffi, docente di letteratura italiana, studia questi temi da sempre e possiede un’erudizione che è come una bussola per orientarsi nei secoli di un passato lontano. Santorini era un’isola compatta con una piccola baia circolare e diversi insediamenti. Il più importante era Akrotiri, Therassos nell’antichità, riportato alla luce a partire dal 1967. Therassos era la capitale e il più importante centro religioso delle isole Cicladi. Arzuffi scioglie i suoi studi dentro la cornice di una trama romanzesca, affollata di paesaggi e di volti, di primi piani dolci e lividi come è il cuore dell’uomo.

La storia della civiltà cretese è in parte ancora misteriosa, ma con ogni probabilità gli antenati dei cretesi erano gli abitanti della più antica città del mondo, Catal in Turchia. Molti archeologi sostengono oggi che il mito di Atlantide si riferisca proprio all’eruzione di Santorini.

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