La guerra ibrida russa colpisce il nostro Paese con azioni nel settore degli attacchi informatici ma non solo. Come ha ricostruito un rapporto dell'Istituto Affari Internazionali già a maggio, l'Italia ha subito attacchi del gruppo hacker NoName057(16) contro infrastrutture digitali di banche, Poste e municipalità, come risposta ad alcune affermazioni critiche sulla Russia fatte dal presidente Sergio Mattarella in occasione di un discorso tenuto all’Università di Marsiglia, definito “russofobo” per la sua condanna dell’imperialismo di Mosca. Altri attacchi informatici, stavolta alla Farnesina e agli aeroporti milanesi, si sono avuti a dicembre dello scorso anno. In generale, le operazioni nel campo cyber ascrivibili alla Russia colpiscono diverse infrastrutture in diversi Stati europei.
Spie, criptovalute e “case sicure”: l’ombra del GRU in Italia
Mosca però, non agisce solo sul web, e le operazioni del GRU (l'intelligence militare russa) hanno colpito l'Italia anche in modo molto più tangibile: prova ne è la fuga, a marzo 2023, dell’oligarca russo Artem Uss dagli arresti domiciliari a Milano in attesa dell’estradizione negli Stati Uniti per quattro capi d’accusa. L’evasione è stata materialmente facilitata da criminali balcanici, ma coordinata senz’altro dal Cremlino: il tribunale di Milano ha condannato in primo grado a 3 anni e 2 mesi di reclusione Dmitry Chirakadze, un uomo russo di 55 anni che era stato arrestato nel giugno del 2024 con l’accusa di aver coordinato il piano per l’evasione Uss insieme ad altri complici. Chirikadze, ora è detenuto nel carcere milanese di Opera.
La medesima procura, nel 2024, ha ottenuto il processo per due imprenditori brianzoli filorussi, accusati di ricevere criptovalute dai servizi di Mosca per mappare le zone cieche delle telecamere di sorveglianza a Milano e Roma, ma anche per allestire una rete di “safe house” per gli agenti operativi russi e installare dash cam per le cooperative di taxi, con le registrazioni da mandare all’intelligence di Mosca. Questo caso, riporta ancora lo IAI, andrebbe messo in relazione con la notizia del Dossier Center, fondato da Mikhail Khodorkovskij, secondo cui i servizi militari russi hanno ricevuto l’ordine di raccogliere informazioni sui critici del Cremlino in Europa, inclusi politici, giornalisti, ricercatori e attivisti.
La sezione antiterrorismo della procura Milano ha anche aperto un fascicolo per spionaggio sull’episodio del misterioso drone ad ala fissa di fabbricazione russa che per cinque volte ha sorvolato il Joint Research Centre UE di Ispra, a Varese, poco distante da stabilimenti sensibili di Leonardo.
Non bisogna nemmeno dimenticare i più classici tentativi di spionaggio attraverso il reclutamento di informatori: oltre al caso dell'ufficiale della Marina Militare Walter Biot, condannato a 29 anni di reclusione dal tribunale militare di Cassazione per aver venduto segreti militari alla Russia, ci sono stati casi, negli ultimi anni, di spionaggio e intrighi internazionali che hanno direttamente o indirettamente interessato il nostro Paese.
A dicembre 2020 un ex responsabile della cybersecurity e un dirigente di Leonardo Spa sono stati arrestati con l’accusa di aver sottratto gigabyte di dati alla divisione aerostrutture e velivoli della nota azienda attiva nel settore della difesa e di aver poi nascosto la gravità dei fatti. Sebbene non si sia saputo il destinatario di questi dati, è possibile che si sia trattata di un'operazione russa finita male. Ad agosto dello stesso anno un tenente colonnello dell’esercito francese, di stanza alla Nato, in Italia, era stato incriminato per violazione della sicurezza essendo sospettato di fornire documenti e informazioni ultra sensibili ai servizi segreti russi. L’ufficiale era di stanza a Napoli, dove ha sede il Joint Force Command dell’Alleanza Atlantica e il comando della Sesta Flotta americana, ed era stato arrestato dalla Dgsi (Direction Générale de la Sécurité Intérieure) con la collaborazione dei servizi di controspionaggio americani e della nostra Aisi. L’ufficiale francese, di cui non si conosce l’identità ma solo l’età (50 anni) e una lontana discendenza russa, avrebbe fornito ad un agente del GRU dati riservatissimi, tali da nuocere “alla sicurezza dello Stato”.
Nel 2019 all’aeroporto partenopeo di Capodichino, la polizia arrestò Aleksandr Jurijevich Korshunov, direttore dello sviluppo della società russa Odk, società statale controllata da Rostec specializzata in motori aeronautici. Korshunov è risultato essere un ex agente dell’SVR – il servizio di informazioni per l’estero russo - sotto mandato di arresto internazionale emanato dall’Fbi per via dell’accusa di aver trafugato segreti industriali della General Electric, colosso americano che costruisce anche turbine per aerei, a quanto pare venendo aiutato da un ex manager di Avio Aero, la cui sede principale è a Torino, ma che ha anche stabilimenti a Pomigliano.
La guerra delle menti: la propaganda russa tra social e media italiani
Ma è forse nel campo della guerra cognitiva che la Russia agisce più in profondità nel nostro Paese e con più efficacia. La manipolazione dell'opinione pubblica attraverso disinformazione e misinformazione (ovvero la mescolanza del falso col vero), è stata effettuata da anni nel nostro Paese (sin dal 2002) e ha avuto una lenta e costante crescita nel corso del tempo, con dei parossismi in prossimità e in occasione degli eventi del 2014 e del 2022.
La campagna di disinformazione russa in Italia si è avvalsa sia di canali di comunicazione ufficiali – come ad esempio account dell'ambasciata o di agenzie stampa – sia di agenti di influenza consapevoli e inconsapevoli entro i nostri confini nazionali. Questi ultimi hanno avuto il compito di plasmare il consenso verso Mosca sottolineando le affinità culturali tra i nostri due Paesi, la “amicizia di lunga data” tra Russia e Italia, e la prosperità derivante da essa. Si ricorda ancora, in occasione dell'invio di medici militari russi durante la Pandemia, lo slogan che era stato dipinto sui mezzi russi che viaggiavano in un'Italia preda del confinamento: “From Russia with love” con le bandiere delle due nazioni.
Con l'invasione russa e il posizionamento nazionale a sostegno dell'Ucraina, la disinformazione e la propaganda di Mosca hanno utilizzato canali ufficiali e agenti di influenza nazionali per minare il consenso alle politiche governative. Nel mare magnum della propaganda in tal senso, vale la pena ricordare due casi emblematici operati dal Cremlino stesso: il tweet dell'ambasciata russa, nel primo anno di guerra, in cui si mostrava una foto (falsa) di un Lince italiano distrutto col commento “I contribuenti italiani sono felici con tale destinazione dei loro soldi?”, rivelatasi un falso, e le recenti parole della portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, che in occasione del crollo della torre medievale ai Fori Imperiali a Roma ha sostanzialmente affermato che l'Italia dovrebbe spendere i soldi per il proprio patrimonio culturale invece di finanziare l'Ucraina.
Come si vede, nonostante un lasso di tempo di 3 anni (novembre
2022 – novembre 2025), il refrain russo sul “contribuente” italiano è rimasto invariato, proprio perché Mosca conosce bene le corde dell'opinione pubblica da pizzicare per ottenere il massimo risultato col minimo sforzo.