Conti alla mano, accusare il governo di Meloni di scarsa cura verso i ceti medio bassi sembra un'osservazione quanto meno sballata. Non fosse altro perché le prime manovre di bilancio si sono concentrate sul taglio del cuneo fiscale - la quota di tasse e contributi che gravano sulla busta paga - per tutti i redditi fino a 40mila euro. Una misura peraltro resa strutturale proprio con la scorsa legge di bilancio alla quale si aggiungono gli sconti dovuti all'accorpamento delle prime due aliquote dell'Irpef, unificate al 23 per cento. Considerando entrambe queste misure destinate a irrobustire i redditi medio-bassi contro il caro-vita, il totale stanziato dal governo è di 18 miliardi di euro in tre anni. Per avere un'idea di quanto sia consistente questa cifra, basti pensare che l'ultima manovra di bilancio - pur essendo snella - ha un valore complessivo di 18,6 miliardi dove sono stati stanziati 2,8 miliardi per un intervento, peraltro annunciato da tempo, per il cosiddetto ceto medio, ovvero per tutti coloro che guadagnano tra i 28 e i 50mila euro.
Parlando però in senso più ampio, anche la manovra di quest'anno ha voci di spesa che si potrebbero considerare comunque a favore delle fasce di popolazioni più deboli. Per esempio, è stato stanziato un altro mezzo miliardo per rinnovare la tessera «Dedicata a te», una prepagata che elargisce una tantum 500 euro a nucleo familiare per chi ha un Isee inferiore a 15mila euro. Oltre due miliardi sono stati messi a disposizione per incentivare con un'imposta sostitutiva al 5% gli incrementi retributivi per lavoratori dipendenti con reddito inferiore a 28mila euro, premi di produttività e tassazione agevolata per straordinari e lavoro notturno per tutti coloro che guadagnano fino a 40mila euro. Un agglomerato di misure che vanno dunque a maggiore beneficio proprio per i redditi più bassi e bisognosi di recuperare potere d'acquisto dopo le fiammate inflattive degli ultimi anni.
C'è poi un altro capitolo sostanzioso, a dire il vero tra i più corposi in assoluto, che è quello che riguarda le misure per sostenere le famiglie (una voce complessiva da 1,6 miliardi che comprende la «Card dedicata a Te») che abbraccia anche uno stanziamento da un miliardo complessivo che ha a che vedere con l'esonero contributivo per le lavoratrici madri e i 60 euro riconosciuti in busta paga, da corrispondere alla madre lavoratrice titolare di reddito da lavoro con due o più figli non superiori a 40mila euro su base annua. Insomma, anche in questo caso, si tratta di misure chiaramente a favore di redditi medio-bassi. Il totale, nell'intorno di 3,6 miliardi, i contributi a sostegno dei redditi più bassi è largamente superiore a quanto stanziato per dare respiro ai presunti «ricchi» appartenenti al ceto medio. Allargando ancora di più lo sguardo, tuttavia, si osserva come in questa manovra siano stati previsti 2,4 miliardi aggiuntivi (e 2,6 annui per il bienno successivo) per incrementare la dotazione del Fondo Sanità. Si specifica aggiuntivi proprio perché si va a incrementare quanto già previsto l'anno scorso dalla legge di bilancio, pari a oltre 5 miliardi per il 2026, a 5,7 miliardi per il 2027 e a quasi 7 miliardi per il 2028. Una parte di tali risorse è destinata ad assunzioni e al miglioramento dei trattamenti in favore del personale sanitario, il tutto nell'ottica finale di aumentare la capacità di assistenza del servizio sanitario nazionale del quale beneficiano in maggior misura chi non ha risorse da destinare alle cure private.
Infine, considerando che in Italia il 70% della popolazione vive in una casa di proprietà, i 600 milioni stanziati per escludere dall'Isee la prima a casa fino a un valore catastale di 91.
500 euro non andrà certo a maggior beneficio dei «super-ricchi». Bensì dei redditi che si collocano nella fascia media considerando che l'indicatore patrimoniale viene usato per determinare l'assegno unico per i figli e il bonus nido.