Vent'anni fa il cantautore britannico Billy Bragg ipotizzava che la musica avesse perso il suo potenziale trasgressivo a vantaggio dell'arte visiva. Damien Hirst, Jeff Koons, Maurizio Cattelan, Takashi Murakami, Francesco Vezzoli... Erano (sono) artisti, performer e rockstar: eredi in fondo di Salvador Dalí da una parte, dei Rolling Stones dall'altra. Vendono opere, certo. Ma la propria immagine, e il modo di interagire coi media, è una parte importante del prodotto finito.
Oggi sembra accadere l'esatto contrario: ovvero l'arte è diventata manierata, la «proposta choc», appannaggio di una generazione di ultra-quarantenni, non sciocca più nessuno. I giovani, nel frattempo, con una certa malinconia, riflettono sul senso della crisi.
È proprio la musica, allora, a riprendersi quel ruolo provocatorio e scandalistico che ne aveva formato il dna negli anni '60. Ma attenzione: non bisogna andare a cercare la novità nell'ennesimo gruppo rock, wave o post punk. A sorpresa, a vivere di eccessi, è il mondo della canzone pop che deriva dalle serie televisive per adolescenti, costeggia i canali tematici e le produzioni Walt Disney. In una sorta di legge del contrappasso, ad esempio, la reginetta di Barney & Friends (ed ex fidanzata di Justin Bieber) Selena Gomez interpreta un ruolo davvero choc in Springbreakers per Harmony Korine, uno dei più discussi autori del cinema contemporaneo e a sua volta artista underground.
Cosa capita dunque alle dive per teenager a un certo punto del loro percorso? La voglia di diventare adulte le trasforma in sex symbol, con linguaggio esplicito e il nudo ed evidenti allusioni sessuali nei videoclip e negli spettacoli live? Forse ci stanno «semplicemente» dicendo di essere cresciute insieme al loro pubblico, di aver voglia di un cambiamento radicale della propria immagine e attraverso questa di voler durare nel tempo ripresentandosi in altri ruoli? Più probabilmente hanno imparato proprio dai colleghi artisti, da cui attingono in continuazione, che nell'universo dei media digitali la performance choc, cliccabile all'infinito, conta più della musica. La musica è il pretesto per vendere un immaginario trasgressivo.
Chi più di tutte incarna questo passaggio è Miley Cyrus, che i ragazzini hanno adorato nel personaggio di Hannah Montana. Tutto è cominciato quando si è tagliata i capelli, li ha tinti di biondo platino e si è (letteralmente) tolta i panni della brava ragazza. Mi pare che i suoi video non siano proprio adatti al pubblico pre-adolescente, anche se sul web si trova ben altro, e pure il cinema - Bling Ring di Sophia Coppola - manda messaggi simili. Il clip di Miley che più ha fatto discutere, ed è anche il suo maggior successo, è Wrecking Ball in cui compare in nudo integrale, seppur mascherato dalle posizioni accuratamente «vedo non vedo». Lì dietro si può leggere la mano di Terry Richardson, fotografo e regista a coté del porno, che peraltro ha seguito per un intero tour Lady Gaga, immortalandola in pose che poco lasciano all'immaginazione. In Adore You invece l'intera sequenza è girata sotto le lenzuola: Miley porta solo un completo intimo color carne, molto simile a quelli che Vanessa Beecroft fa indossare alle modelle nelle sue performance. Che poi si alluda alla masturbazione altro non è che l'ennesimo rimando a quell'arte per teenager che ha fatto la fortuna di Larry Clark e del suo sguardo voyeuristico privo di morale.
Per i teenager peraltro Gaga è considerata già un pezzo da museo, importante ma superata, perché a loro non importa che la copertina dell'ultimo disco sia firmata da Jeff Koons o che di recente si sia fatta convincere da Marina Abramovic a prestare il suo corpo nudo per una seduta di Body Art in mezzo alla natura, e forse neppure della deriva punk, visto che si è fatta vomitare addosso in concerto dopo aver mostrato a tutti il culo nudo. Ma anche nel suo caso, tutto ci dice che gli spettacoli dal vivo, più che concerti, sono performance. Non è la musica che deve restare nella memoria ma l'atto in sé che ritroviamo sul web in tempo reale.
Naturalmente, nulla in questa riflessione ha a che vedere con la qualità della performance e della proposta musicale. Possono essere mediocri o ottime. Qui non è questo che conta. Comunque, neppure è detto che le ragazzine del pop siano interpreti scadenti per definizione. Prendiamo Ariana Grande o Iggy Azalea. Sono molto più interessanti dei gruppi indie rock, a cominciare da Problem, il singolo che le vede insieme, introdotto da un riff di sax irresistibile: più originale di qualsiasi gruppo con chitarre distorte. Anche per Ariana Grande, ex stellina di Nickelodeon, è sopraggiunta la svolta sexy destinata a un pubblico adulto nonostante la freschezza del viso da ventenne.
Un metro e cinquantatré di pura energia, calze bianche autoreggenti, Ariana è la nuova Lolita della musica americana, ma sarebbe un errore sottovalutarne il talento, almeno a giudicare dal pezzo in questione. Con lei Iggy Azalea, 23 anni, star emergente dell'hip hop australiano, fatto abbastanza raro per una di pelle bianca, il cui brano più famoso Fancy è già un culto in radio e sul web.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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